giovedì 9 maggio 2013



Vent’anni fa moriva il Poeta di Caprarica

Oh Verri, che tu sia tarantato

L’impegno di oggi è quello di tentare una larga socializzazione
della sua opera di scrittore e di operatore culturale... 

La proposta: perchè non dedicargli l’edizione 2013
della Notte della Taranta?

Abbiamo cominciato già dall’inizio dell’anno a celebrare quello che abbiamo voluto chiamare Anno Verriano, per riattraversare la complessità dell’operare di Antonio Verri nel ventennale della sua scomparsa. Sinora abbiamo pubblicato nelle pagine del nostro giornale  contributi  su, di e con Antonio Verri.
Oggi, 9 maggio 2013, è il giorno della ricorrenza, il giorno della mancanza.
Noi, Antonio, continuiamo a sentirlo vivo, attraverso la sua scrittura e, in queste ultime settimane, attraverso le persone che da vivo lo sentivano fraternamente amico nell’operare. rilegendo le lettere  a lui rivolte che in questa pagina sono quotidianamente pubblicate a cura di Maurizio Nocera.
 *  *  *
Nei giorni scorsi una, di lettera, l’ho rivolta a Sergio Blasi e a Sergio Torsello chiedendo loro che l’edizione di quest’anno della Notte della Taranta fosse dedicata al Poeta di Caprarica. La rendo pubblica per spiegarne le ragioni:

Verriana
scritture, voci e suoni per ricordare un poeta

Abbiamo necessità di condividere un amore, quello per Antonio Leonardo Verri: una passione certa, consolidata in letture che ne confermano il valore ed un necessario nuovo transito di identità generazionale...
Per farlo abbiamo bisogno di uno sforzo grande e di un luogo grande per dare il giusto risalto a quella che riteniamo essere una delle figure centrali dell'identità culturale salentina e del nostro ultimo Novecento.
Un Novecento letterario e culturale che, in quell'artefice, ha trovato, e ancora trova, gambe per proiettarsi in questo nostro, nuovo, malandato Tempo.
Antonio Leonardo Verri è stato (e ancora è) “levatrice” di visioni e di sogni che affondando le radici nella gloria di Otranto, nella sua cultura di Terra e di Passioni, hanno potuto immaginare Guisnes la città - verriana - dove tutti i generi si mischiano divenendo "naviglio innocente", grossa lettera, unico corpo.
Il sogno del Declaro è adesso, è la macchina della memoria, è il PC.
Antonio Verri – il nostro tempo – il battito contemporaneo - l'ha solo presagito, l'ha raccontato per intero, mischiando lingue.
Le sue e quelle di quanti in lui si sono sentiti uno. Uniti in un agire che ha dettato le regole di un operare culturale ancora utile, anzi, ri-fondante di pratiche possibili nel presente.
Lui, è mancato prima, per farsi in noi "Profeta".
L'evento che immaginiamo possa essere attuato nella cornice del festival della Notte della Taranta  può avere varie dimensioni (si può, volendo, pensare (e facilmente realizzare) una mostra con materiale fotografico ed editoriale o un'opera multimediale che può accompagnare il festival... nelle sue tappe...
Si può immaginare, un atto di riepilogo di questo anno di ricordo all'ombra e nel rammarico dei vent'anni dalla scomparsa.
Oppure solo concertare un omaggio d'una sera, pensando però (oso!) di dedicare ad Antonio Verri (com'è stato in passato per altri interpreti della Terra Salentina) l'intero Festival dando il giusto risalto alla figura del Poeta e dell'Operatore Culturale con una nota in catalogo, la lettura di alcuni suoi versi in apertura del Concertone ed una serata a Lui dedicata con un recital e una conversazione...
Questa prima lettera può essere considerata un inizio di dialogo... per meglio "combinare" (parola di Verri questa...) la cosa...
In attesa di un vostro riscontro,
cari Saluti

Mauro Marino

*  *  *
Ecco quanto chiesto, una vetrina, e che vetrina, per far sentire e raccontare di AntonioVerri al Mondo...
Noi torneremo da domani a riproporlo da queste pagine (e prossimamente in un blog che le raccoglierà), ogni giorno per tutto l’anno o meglio per tutto il tempo che ci è dato...

mercoledì 8 maggio 2013

Lara Carrozzo, Più suono, da Lupo



La poesia suona, fa canto nel rimando del senso. Ce lo hanno insegnato a scuola prestando il gioco della rima alla banalizzazione della memoria. Oh!, quanta fatica spesa per tenere a mente dei versi, chissà perchè poi, per quale oscuro progetto educativo...
Oggi si usa la lettura a voce alta che è il vero destino dei versi, il luogo - quello della voce - dove rivivono per dare eco, continuità e vita a quella primaria esigenza e necessità espressiva che li ha dettati al poeta.
Lara Carrozzo  cerca e dona “Più suono” nella sua nuova raccolta di poesia edita da Lupo.
Il libro si apre con una citazione di Friedrich Nietzsche: “Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica”, era ed è così - è così sempre di più - nel nostro povero mondo perduto, stinto... svenduto... che ha dimenticato l’amore, l’amare e la necessità dell’altro, salvo poi immaginarlo proprietà ad uso e consumo del proprio sciatto e vuoto egoismo.
Non è il caso dei poeti, e Lara Carrozzo è poeta vera nell’inseguire e nel “raccontare” l’amore, l’amato, l’altro.
Ce lo dice indagando nelle “terre estetizzanti dell’io” mentre ne insegue il sebo,  tra i capelli, mentre lo chiama Dante o lo chiama nonna... il due, l’altro necessario, ciò che manca al Mondo. Alla sua piegata e piagnucolosa indifferenza...
A lei no, al poeta no e scrive: “Nella solitudine della scrittura/ avrei molti e molti/ ricordi da sfogliare,/ ma termino ogni volta/ che soggiunge l’incantesimo/ di una poesia reale:/ la nascita del “noi”.
La pausa del verso è nella gioia, lì dorme per incubare mancanza. Per sentirla graffiare in cerca di un “più”
*  *  *
Più suono” sarà presentato domani venerdì 10 maggio, alle 19.30, con la partecipazione di Giovanni Invitto, alla Feltrinelli point di Lecce.

sabato 4 maggio 2013

Le bagatelle di Lady Macbeth di Aldo Augieri per Asfalto Teatro

Il teatro salva gli occhi in questo tempo oscuro. Sempre lì, la parola suona libera, al riparo e l'attore pare tornare al tempo dell'origine quando da hypocritès (che in greco antico significava "colui che risponde") poteva dire, e dire, e dire.
*  *  *
Una frase tra le molte sentite  in "Le bagatelle di Lady Macbeth" - che un ormai rodatissimo Asfalto Teatro ha portato in scena sulle tavole dei Cantieri Teatrali Koreja lo scorso 31 marzo – una frase, m'è rimasta a suonare dentro per l'intero giorno dopo (e ancora adesso): "Il bello diventa brutto e il brutto diventa bello".
Il fatto è, che il giorno dopo, il 1° maggio, ho scelto di trascorrerlo a Taranto, la meravigliosa Taranto, dove appunto ciò che era bello pare sia diventato irrimediabilmente brutto anche se la città – nonostante tutto - mantenga una sua profonda dignità.
L'Ilva, sullo sfondo, con i suoi carichi di veleni, ma più ancora la ferita che si mostra  traversando il centro storico, l'isola di là dal ponte girevole.
E Lady Macbeth pare prendere le sembianze di quella politica - che chissà quanti misfatti a suggerito alle orecchie dei suoi Macbeth, esecutori di crimini che certo lasciano liberi fantasmi e ossessioni, ombre e paure.
Macbeth, ha ucciso il sogno, non dormirà più, come non dormiremo mai più noi, presi dal giogo mai germinante di una guerra diventata sottile, pulita anche, ma intatta nel suo produrre morte.
Non è guerra quella che ogni giorno i grandi finanzieri consumano a danno dei più?
Non è guerra?
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Aldo Augieri sa come fare, con e attraverso i suoi attori, ad evocare la contemporaneità in giochi che attraverso la parodia portano a fondo l'attacco al sistema ben pensante...
Atti di calabritissima anarchia, perciò esatti, scientifici, producono il suo Teatro, che è proprio Teatro, se pensiamo alla costruzione scenica come attivazione di una macchineria che può osare (e osa) anche oltre l'attore.
Una macchineria che va a pescare anche nell'antico modulo rotante per il cambio scena, o nell'aprirsi e chiudersi del sipario (elemento essenziale nelle scritture di Augieri) anche su scene brevi ma di grande impegno scenografico come nell'episodio che ritrare – ne le Bagatelle - la Lady nella penombra della sua camera da letto.
Molta cura negli abiti di scena, negli oggetti e nelle maschere, una puntigliosità che tocca quasi ossessioni orientali muovendo sistemi segnici che incantano e disincantano col venire della musica.  Delizioso nelle Bagatelle il voltar pagina segnato da stranite arie francesi...
Un artificiosità virtuosa che è trasferita anche nei e sui corpi degli attori resi al limite caricaturale. In scena abbiamo visto con lo stesso Augieri che fa la Lady, Totò Del Popolo che è Macbeth, Davide Morgagni che è Duncan e una stralunata Margherita Manco impegnata sulla linea del sipario, a mischiare le lingue e a ubriacare la speranza...
Maschere attive di una drammaturgia che nulla risparmia. La lezione beniana – ma non solo quella – è ben digerita affianco ad attraversamenti letterari capaci di fondere e reciprocamente suggerire come in questo caso, dove Shakespeare e Cèline dialogano e insieme graffiano.
C'è il piacere del testo nel teatro di Aldo Augieri, la catena delle parole è la virtù che da "fuoco all'anima, vibrando, come nel vero teatro" così qualcuno dice in scena.  E così crediamo sia, anche noi!
Una scena che osa, quella di Asfalto teatro - storicamente ormai - nella generosa scena salentina - profondamente osa traversando la classicità, con le radici ben piantate in una tradizione che profonda appartiene al Teatro e all’intera sua cultura.