martedì 7 ottobre 2014

Lecce 2019, mischiare linguaggi


Una giornata particolare
di Mauro Marino

Che si fa in teatro prima dell'allestimento di uno spettacolo? E in casa, prima dell'arrivo di un ospite, o prima di una festa? Si fa pulizia: si mettono a posto le cose, si spolvera, si lucida ciò che luccica, ciò che meglio può rappresentarci... Almeno così si usa nei teatri e nelle case che bene o male hanno traghettato in questa strampalata modernità i dettami dell'antico decoro contadino, quello capace di far bella ogni cosa sapendo cos'è la cura e la manutenzione... Concetti insperati per la nostra città che forse, dopo la "prova", possono tornare ad avere agibilità e abilità soprattutto, al di là del “bla, bla, bla” e della presunzione di chi crede di aver capito tutto e di avere la ricetta per ogni cosa anche se poi diserta, alla bisogna, ogni mansione.
Quella di lunedì 6 ottobre è stata per Lecce una giornata particolare, uno di “quei giorni lì”... La piazza sant'Oronzo ci è apparsa come sempre l'avremmo voluta vedere e come la speriamo, libera dalle auto, ma soprattutto dai plastic osi ingombri commerciali: la piazza di tutti, la piazza delle persone, la piazza degli incontri... Il rumore degli scalpelli degli allievi dell’Accademia - chiamati ad una sessione en plein air - rievoca il passato della città nei tempi in cui vedeva sorgere il barocco. Doveva essere così il concerto quotidiano con il paglierino della pietra a sporcare le strade… Una donna vestita di chicchi di caffè, una creazione dell’Accademia di Moda Calcagnile, mi riporta alla realtà e mi accompagna al Politeama trafficato da un insolito pubblico-protagonista, con il palcoscenico tutto a vista, con la musica aperta alla contaminazione dei generi. L'Orchestra della Ico si mischia alla voce di Nandu Popu e a quella delle persone che gremiscono - con in testa la coroncina del "pe(n)sa differente" - la platea e i palchi: è l'omaggio alle “origini” di questo Salento giunto - con la visita della giuria che dovrà scegliere quale sarà la Capitale Europea della Cultura nel 2019 - alla verifica del “traguardo”.
Un omaggio dovuto: a tirare il "gruppo" non è forse stato il Sud Sound System che nei primi anni Novanta ri-trovò l'orgoglio della terra e del dialetto? Non furono i sodali delle Posse di mezza Italia i primi "turisti" a godere - messi alla "Mantagnata" - delle bellezze salentine, il sole di Torre dell'Orso, allora libera e straordinaria con le "due sorelle" vogliose di raggiungere la “piccola jamaica” della pineta… Chi ha memoria lo sa, ma è meglio non divagare...
Anche il MUST è apparso diverso lunedì, anche quello oltre il confine dei generi, pieno di gente, mischia tutto: alto e basso, bello e brutto, adulti e bambini, teatro e musica, pittura e grafica e fotografia. Si sente forte la voce di Carla Guido che accompagnata da una piccola banda legge il racconto te lu Pietru Lau il protagonista de "Li canti te l'autra vita" scritto dal Capitano Black, il cavallinese Giuseppe De Dominicis, certo la voce letteraria popolare più alta e "trasgressiva" di questo Salento pieno di scrittori: "Ieu tegnu core, su chiu pietusu te Lu patreternu..." si sente… Uno, a fianco, mi confida: “Questa pioggia è stata forse un dono, ci ha fatto uniti, almeno così sembra essere da queste prime ore di lavoro insieme...”. Sospendere il giudizio non è cosa da tutti… Carla Guido continua nella sua lettura: unita, la gente, dal Purgatorio e dall'Inferno, va alla guerra. Tutti insieme alla conquista del “valore vitale”.
All'ora di colazione è un bel sentire, fosse così nella normalità, la città, il suo laboratorio sempre presente, attento, in offerta... Sarebbe lavoro, lavoro vivo... È come Pietru Lau con la sua gente sarebbe d'andare in Paradiso per chiedere il ripristino delle cose con leggi diverse, altre, oltre il consueto...
Anche Luigi Mangia, direttore della biblioteca dell'Istituto Antonacci, legge. Ha scelto nella pila di libri in braille “Pinocchio”, prende la mano di uno dei giurati che è lì appresso la poggia suoi fogli e gli dice: "Adesso leggi, continua tu!". Nella giornata la straordinaria uscita dal carcere, la prima, della Compagnia di Io ci provo diretta da Paola Leone in scena con "L'ultima cena di Alfredo Traps", un esperimento di costruzione avviato tre anni fa nella Casa Circondariale di Borgo San Nicola che giunge alla meta dello spettacolo sulle tavole di un teatro "libero".
Ecco, in questa possibilità di condividere i linguaggi sta l'utopia di Lecce 2019, in questa grande regia corale - scritta nella sceneggiatura del Bid Book - è consegnato il futuro delle pratiche creative della città. Certo i mugugni, le stoccate sono state molte, tante. I Social la palestra della nuova leccesità, lo stile demolitore che, se è comprensibile per gli antagonisti e gli anarchici comparsi nella serata di lunedì con un volantinaggio su Corso Vittorio Emanuele, non è giustificato per chi trasforma l'esercizio critico in un perenne storcere il naso mai propositivo... Ma tant'è! Accade anche questo, ed è bene che accada, in una città densa di pensiero, densa di culture e di desiderio. La chiave sarà trovare un vero nesso partecipativo, un “noi” capace di vincere anche in mancanza di una nomina ufficiale. Divenire “europea” è per Lecce il compito da svolgere per poter declinare un futuro che sia realmente tale. Un compito da svolgere comunque vada nei prossimi giorni.

La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 9 ottobre 2014

2 commenti:

  1. Mauro, come sempre, sensibile e sincero! Come generosi gli operatori e i cittadini che hanno dato partecipi e senza riserve il proprio contributo, grande o piccolo. Se Lecce vincerà la prova lo dovrà a loro e a quelli come te. Molto poco a chi utilizza questa generosità per meriti che non ha e che crede per questo di affrancarsi dalle gravi inadempienze nei confronti della città e dei suoi cittadini. Contro le cui conseguenze tutti -marginalmente o drammaticamente- quotidianamente ci misuriamo. Questo stato d'animo è stato per me un impedimento o un alibi? Sinceramente non lo so...

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  2. Grazie per il tuo commento... Penso (forse ingenuamente) che si possa aprire una nuova fase anche nell'immaginare la politica è l'amministrare...per noi c'è un problema di rappresentanza politica su questo dovremmo lavorare...

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