martedì 31 gennaio 2012

"Atto d'espiazione": festival Carmelo Bene

Miti Mercoledì 1 febbraio, a Rom,a sarà presentato da Simona Manca e Francesco Bruni il "Festival Carmelo Bene"


Il 16 marzo 2012 ricorre il decimo aniversario della scomparsa di Carmelo Bene, colui che un giorno disse (tra le tante cose dette): "Portare via Otranto da qui!". Lui, sapeva, sentiva, dal "riparo" della maschera e anche oltre quello, quanto questo territorio fosse lontano da sé stesso, dalla comprensione intima dei suoi umori e amori.
Lui, che da Nostra Signora "salpò" traversando la terra per trovare una "maldestra" méta nel grande mare del Teatro Popolare. Ché di quello è stato interprete. Una sola volta l'ho visto inchinarsi con reverenza ed umiltà, era con lui Edoardo De Filippo, erano insieme, per far festa alla Pace, il genio salentino un passo indietro... Quell'immagine non mi ha mai abbandonato, anzi mi ha aiutato a comprendere la mess'in scena beniana, nella giusta chiave: quella che sa scegliere il suo pubblico. Quello da "deridere" e quello da sedurre, capace d'incantarsi, di rimanere a "boccaperta" al cospetto dell'attore.

Ed ecco che, a 10 anni dalla sua scomparsa – dopo anni e anni di tradimenti, di litigi e di laterali partecipazioni a contese familiari - giunge notizia, tramite dispaccio, che "la Puglia rende omaggio al grande Carmelo Bene con un Festival itinerante interamente dedicato a lui".
L’iniziativa, come s'usa per le cose salentine nello stile dettato dalla Notte della Taranta - sarà presentata oggi, mercoledì 1 febbraio "in una conferenza stampa a Roma, alla presenza della vice presidente Simona Manca e del consigliere provinciale Francesco Bruni" in qualità di otrantino.
Oibò, Roma! La méta del divo...
Ma sentite come la nostra "provincia" (che tale è) presenta C.B.: Il "poliedrico e controverso artista, considerato tra i massimi esponenti della cultura italiana, soprattutto nel teatro, ma anche nel cinema, nella letteratura, nella poesia, nella televisione, sarà ricordato con un grande tributo in programma tra Lecce, Otranto e Bari, promosso da Provincia di Lecce, Comune di Otranto e il "Bari International Film Festival" promosso e finanziato dalla Regione Puglia e organizzato dall’Apulia Film Commission".
Ohi, ohi, oibò. C.B. ristretto nel limite nazionale, lui il gigante...
Ma veniamo alla sostanza, agli appuntamenti del Festival Carmelo Bene e, con tutto il rispetto possibile dovuto agli atti d'espiazione delle umane genti, leggiamo che "particolarmente originale" sarà "l’omaggio predisposto dalla Provincia di Lecce con il supporto del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce e la collaborazione del noto regista salentino Edoardo Winspeare (certamente il meno beniano degli artisti di Terra d'Otranto) e della costumista Antonella Cannarozzi, candidata al premio Oscar 2011 per i costumi del film “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino. I due, nel suggestivo scenario barocco offerto dalla Chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce, il 16 marzo, realizzeranno un “tableau vivant” con i costumi di scena originali utilizzati da Carmelo Bene. La performance sarà messa in scena da Luigi Presicce (artista invece che pare aver "digerito" la lezione beniana). Un set work in progress aperto al pubblico che nel backstage ospiterà importanti personalità del mondo dello spettacolo. Le riprese prodotte saranno poi montate in un video a cura della società di produzione Saietta Film, che sarà proiettato nell’ambito di una mostra tematica allestita nel Museo provinciale “Castromediano” di Lecce che ospiterà, dal 20 marzo al 30 giugno, costumi di scena, arredi e libri personali di Carmelo Bene".
Quello che rimane cioè salvato dall'ira familiare che si racconta abbia mandato alla malora tante cose del patrimonio beniano. Ma così è la vita dell'artista morto, che ci volete fare. E' destino che l'anarchico sia ammansito una volta scomparso. E l'attore si faccia comparsa - reliquia anzi - suo malgrado, d'altri riti...
Ed ecco, nel programma, una parte che ci piace. La Provincia di Lecce, con la sua Istituzione Concertistica, ricorderà Carmelo Bene, e la sua voce "melologante" con due concerti speciali in chiusura del “Festival Carmelo Bene”. Venerdì 4 maggio, alle 21.00, nel Teatro Politeama Greco di Lecce e sabato 5 maggio, ad Otranto. Interpreti il direttore Marcello Panni, la voce registrata di Carmelo Bene, il flautista Roberto Fabbriciani, la soprano Alda Caiello per Roberto Vetrano, "Il mal de' fiori per soprano e orchestra su poesia di Carmelo Bene" e per Bruno Maderna, "Dimensione III, flauto e orchestra dall'opera Hyperion, testi tratti dal romanzo omonimo di Friedrich Holderlin letti da Carmelo Bene (1981)" (prima esecuzione a Lecce).
Anche Otranto (dove c'è ancora la dimora di CB che nel campanello porta altra dicitura – ma (ancora) che ci volete fare la Legge e Legge e la Cultura è altra cosa) ospiterà una serie di eventi a partire dal 15 marzo, non è comunicato quali...

sabato 28 gennaio 2012

Buona domenica

E’ domenica oggi. Una domenica diversa dopo una settimana di allenamento all’arte dell’austerità. Chissà se si saranno educati... Certo non ci sarà l’assalto alla Coop... sport preferito da migliaia di persone nei “festivi”.Son pochi quelli che tenteranno, gli altri che faranno? Forse decideranno di fare una passeggiata. Fa bene ogni tanto pensare di andare in cerca di un parco, di un bosco, dove si deve solo guardare senza necessariamente essere assaltati dalle merci. Già, in un parco non si compra nulla. Si può respirare, camminare, correre, star seduti, contemplare un albero, un fiore, un filo d’erba, un insetto... Si può godere dell’odore del muschio, delle muffe dei funghi, del respiro delle piante. Poi, magari, cercare un varco e trovare il mare. Lo spazio grande del mare d’inverno, lì si possono raccogliere legni, vecchia plastica, resti di vita che possono divenire altra vita. Tutto gratis! Non vi par vero? Giuro è così, provate, ma con garbo...

Terre-motus

Io temo, penso, poi dormo... Già, rimbocco le coperte e quando accade penso alla danza della terra. Già la terra, la nostra cara culla... Cara!? Non più, visto che della terra siam stati capaci di far tutto. Soprattutto “deriderla”. Con i nostri metri, l’abbiamo misurata, divisa, posseduta. Senza mai chiedere permesso. L’abbiamo violentata, depredata. L'abbiamo nominata e le abbiamo cambiato i nomi, tingendola di bandiere. L’abbiamo esplosa con le guerre e col cemento. Mai, abbiamo chiesto. Noi, con la nostra supponenza, noi di qui poi!, d’Europa, meglio non parlarne... ché i mali che abbiam prodotto adesso muovono la coda e tornano... Ci colpiscono. Dovevamo pur scontarlo prima o poi il guasto del sogno coloniale. O pensavamo che era gratis? No, nulla è gratis... Nulla! Tutto torna ed è proprio questa Crisi d'oggi, l’epilogo: l’uomo bianco, lo "speciale europeo" è chiamato alla ritirata. Questo penso, poi, mi sveglio.

giovedì 26 gennaio 2012

Custodisco Levi

"A seminare cresce". Così mi disse uno, m'ero invaghito di Primo Levi e le letture "scure" della Shoah riempivano tutto il tempo del possibile. Quell'orrore, la compagnia di chi l'aveva subito, l'ho scelta per formarmi e l’interrogativo tra l'essere "sommerso" o "salvato" ha scandito il tempo del crescere, monito all'essere creativo, attento, sempre nell'allerta. È questo l'aver memoria di ciò che è stato, essere, esserci, soprattutto. Un numero anch'io lo ho tatuato nell'incavo del braccio. Il non sapere, la prigionia ha avuto altre catene e il tentativo del sogno altri a soffocarlo. E' capitato a me e a molti della mia generazione. Poi il monito è tornato, stimolo al cambiamento, al liberarsi dalla soggezione e il sacrifico di quelli è diventato motore. Vita... La compagnia di Levi, la sua scomparsa suicida la custodisco. L’ho presente a suggerire ancora che, resistere è la pena che ci tocca... resistere!

mercoledì 25 gennaio 2012

Meglio una pernacchia

Eccoci, adesso tocca ai pescatori, e son mazzate. Potremmo dire che i rudi vanno all'attacco dei professori. Se la prendono con loro, sarà che quelli, i prof, non son capaci di far promesse e di adulare come ben sanno fare le grisaglie e i tailleur d'ordinanza politica. I prof, vanno al sodo, almeno così deve sembrar a quelli del "me ne fotto", o del "me ne frego" (?) che in barba a tutti noi fanno blocchi a destra e a manca mandando alla malora ciò che resta dell'idea "comune" della Nazione Italia. Se mai idea comune c'è stata. Pensate che adesso in Italia si mettono a tirar per la giacchetta anche lui, il maestro Carmelo Bene, gli vogliono intitolare Casa Pound, che meschino al provero Ezra gliela avevano rifilata senza chieder permesso. Ma vi pare? Son cose da mazzate anche queste? Forse sì, forse no! Forse è meglio una pernacchia! Come quella che CB rivolse al fascista Giordano Bruno Guerri. Una pernacchia alla Totò!

martedì 24 gennaio 2012

W l'autarchia

Non si danno pace: l'Italia ha paura anche a Lecce. Solo i vecchi vecchi sembrano impassibili, quelli che sanno cos'è la mancanza. Loro, hanno vissuto l'autarchia, il farsi bastare le cose e non vanno in affanno se son costretti alla rinuncia. Gli altri no! Sembrano presi dal diavolo e via a far provviste. Che non manchi nulla, quasi che l'emergenza sia cosa "irrimediabile", cosa da bunker atomico! Ma vi pare serio? Che popolo piccolo siamo! Senza memoria, senza orgoglio, senza tempra. Intanto penso al Cile, sempre lì penso... Sapete come andò quella volta, era il 1973, gli Stati Uniti finanziano lo sciopero dei camionisti e fomentano il caos sociale per far cadere Salvador Allende. Cosa accade adesso in Italia? Perchè ciò che accade ora non è accaduto prima? Tutta colpa di Monti e dei professori? Io non credo, c’è una strategia sottesa, una trama, come s’usa in Italia, come s’è sempre fatto!

lunedì 23 gennaio 2012

Panico da benza

Qui, siamo al riparo, i mutamenti climatici sinora non c'hanno dato grandi preoccupazioni. Manco la guerra arrivò, quando c’era la guerra... Sì, decisamente poca cosa a confronto con le paure e l'orrore toccato ad altri ... ma è facile “figurarsi” il panico, crearlo, anche quando non è il caso. Capita, e allora: lo si crea. Specie quando la paura tocca le persone nel "superfluo" ed allora si scatena l'"iradidio". Dio, in verità non centra nulla, se dio è il padreterno che abita in cielo e governa le umane passioni e relativi disastri. Ma di “dei”, gli umani se ne fabricano a bizeffe e guai a toccarglieli... La "benza" è una delle dee che governano il “tran tran” dei mortali, guai a minacciare di toglierla. Loro invece di dire “vabbè, si fermano i camion, allora mi fermo anch'io e fanculo”... no, loro i normali umani vanno nelle turbe ed eccoli far casino... all’assalto, all’assalto, all’assalto...

sabato 21 gennaio 2012

La politica e la crosta

Gratto via la crosta, si va sempre lì, quando finisce il dolore, così anche senza pensarci, le “passioni” ti chiamano, anche quando il “no” preme e lo sguardo tenta volgersi altrove. Mi guarda e mi chiede: “Quanto la politica conta nel quotidiano delle persone?”. "Oh! La politica! La crosta!", penso. Lui subito agiunge: “Conta come fastidio! La personalizzazione che scontiamo è un peso. I nomi delle persone non possono rappresentare un "idealità". E poi cos'è l'idealità? Le persone vorrebbero un buon vivere, vorrebbero amministratori capaci di non esistere, d'essere solo "buon servizio", "buon governo" della cosa di tutti. In Italia non è così, la politica, anzi i politici ti entrano dappertutto. Se chiudi la porta si fanno "volantino" ed eccoli comparire sulla soglia, sul parabrezza. Non puoi star tranquillo e pensare che c’è uno o una che in silenzio fa il suo dovere, con discrezione e dedizione e per cinque anni non se ne parla”. Già! Non se ne parla...

giovedì 19 gennaio 2012

Allarme, son fascisti!

Ascolto la radio, è il mio mezzo di contatto con il mondo. In questi giorni è una pena. La Costa Concordia e il “salga a bordo cazzo!”, domina. Poi nelle pieghe la Crisi, Monti, i tassisti e i Forconi di Sicilia. Bha! Sapete che penso, non mi fido! Son Fascisti... Vogliono "cacciare la classe politica che ha distrutto le nostre famiglie" così dice uno col "forchettone". Penso al Cile! E mi chiedo: perchè non s'è mosso quanche mese fa?

"Mi scriva, mi scriva sempre"

Il 20 gennaio del 1811 (duecento e uno anni fa) nasceva Sigismondo Castromediano
da Gigi Montonato, "Breviario dal carcere" per i tipi di Congedo editore


Fu la scrittura a tenere "vivo" Sigismondo Castromediano nella sua lunga prigionia. " Anni di sofferenza fisica e morale, nel corso dei quali, il duca di Cavallino conservò intatta la sua straordinaria compostezza interiore, degna di un'antico filosofo stoico..."
Quando ero ragazzo, il Museo Sigismondo Castromediano "abitava" due stanzette a Palazzo dei Celestini. Entravi dal grande portone di fonte alla Villa Garibaldi e appena varcato, nel portico le trovavi a destra. Piccole ma "incantevoli" per ciò che mostravano. Ricordo delle teche, in una, una giubba rossa, da carcerato, se non ricordo male e poi, dei ferri ed insieme delle decorazioni.
Erano cose appartenute a lui, a Sigismondo, il duca bianco di Cavallino.
Un uomo di grande tempra e valore. Ultimamente lo abbiamo incontrato in quel capolavoro che è "Noi credevamo" film tratto da un altra grande opera l'omonimo romanzo di Anna Banti.
Nella descrizione del libro leggiamo: "È il 1883. Chiuso nella sua casa torinese, l'ormai settantenne don Domenico Lopresti, gentiluomo calabrese di incrollabile credo repubblicano, inizia a scrivere le proprie memorie, ripercorrendo l'attività politica clandestina, i dodici anni trascorsi nelle carceri borboniche, l'impresa dei Mille vissuta a fianco di Garibaldi, infine l'impiego presso le dogane del Regno unitario. Scrive con rabbia, di nascosto, quasi se ne vergognasse, spinto dalla necessità di frugare nel proprio passato per "rovesciarsi come un guanto": ne trae amarezza e disillusione. Antimonarchico, assiste al crollo dei suoi ideali risorgimentali e si abbandona ai ricordi di una vita raminga fitta di amicizie, tradimenti, speranze e delusioni: una vicissitudine umana di grande fascino che si fonde con le vicende di tutta una nazione dall'inizio dell'Ottocento ai primi anni del governo unitario, dando vita a un grandioso affresco tratteggiato con prosa compatta dalla leggera mimesi ottocentesca".
È lo "schivo" Lopresti a fornire la chiave della conoscenza di Castromediano a Martone, offrendo la statura ideale e lo stile morale di un uomo che forse il Salento non onora come dovrebbe.
Certo, Cavallino, la sua patria, lo "coccola", ne ha celebrato l'anno scorso la ricorrenza della nascita. Lui il duchino, venne al mondo il 20 gennaio del 1811 (duecento e uno anni fa) e molto diede, traversando il dolore della coerenza (condannato a 30 anni di carcere, ne sconta dieci due mesi e quindici giorni) e i travagli della ricerca. Quella politica e quella delle passioni che lo fanno artefice di stimoli ancora inesausti nell'immaginare il Salento.
L'archeologia (il museo che porta il suo nome fu inaugurato nel 1868, il primo di Puglia) fu da lui avviata in un consesso di sodali tutti votati al bene comune e al riparo da egoismi e protagonismi. Non ce n'era bisogno, ai tempi dei patrioti che, nello Stato italiano e nella sua "bellezza" - quella antica e quella di un presente tutto da ri-costruire - trovavano alimento anche quando delusi...
A "Sigismondo Castromediano e i patrioti salentini del '48" è dedicato un "Breviario dal carcere" che Gigi Montonato licenzia per i tipi di Congedo. Un libretto che in copertina effigia il Nostro canuto eroe nella sua "regale" austerità e ce lo fa conoscere "pensante" e mai piegato nonostante il ferri che lo costringono.
Ecco, tratti dal liberetto, alcuni passi della corrispondenza che mantenne "con l'amico e dal 1854 suo curatore patrimoniale don Pasquale De Matteis e per suo tramite con altri parenti e amici"... "A chi manca il coraggio il mondo è tomba, e sentirsi scorrere il sangue nelle vene, il seno ansante per aria respirata, e stare in una tomba è martirio che supera ogni martirio, è morte peggiore della morte" così scriveva dalla prigione politica, nel Bagno di Procida, il 7 novembre del 1851. E ancora leggiamo: "Confesso che la inquietudine non mi abbandona, perchè i tempi sono così avversi ad ogni virtù; che talune cose non susciterebbero, se la corruzione non vincesse ed i malvezzi non avessero ghirlande" è l'8 marzo del 1856 il Duca è carcerato a Montesarchi. E, sentite ancora, il 21 marzo del 1857 di cosa scrive: "Sapevo della ferrovia da Napoli a Brindisi; ma non del braccio testè decretato sino a Lecce. I leccesi sono stati savi in ciò, che se avessero fatto altrimenti la loro città sarebbe rimasta fuori ogni attività e commercio, e quindi col tempoperita. Però ad essere più efficace la bella intenzione, sembrami che questo braccio dovesse raggiungere Gallipoli" e il 18 aprile dello stesso anno: "Qui forse è più facile toccare il cielo col dito che poter scrivere e quando si deve e quando si vuole. Bisognerebbe essere qui (che non auguro nemmeno ai miei nemici) per comprendere in tutta la sua estensione quel che dico; quindi ti prego a non lasciarmi privo di tuoi scritti almeno una fiata al mese, ed avrai sempre argomenti a trattare quando vorrai parlarmi dei nostri...".
Un uomo eroico e attento, presente alla sua Terra, che certo ci manca...
"Che bella figura di vecchio: è una reliquia veneranda" disse di Lui Umberto I in visita a Lecce, Castromediano morì, nella sua casa di Cavallino, il 26 agosto del 1895.

mercoledì 18 gennaio 2012

La posta fa l'anagrafe

Notizia delle notizie! Oggi sarà un buon giorno, il Comune di Lecce e Poste Italiane, hanno firmato un protocollo d'intesa: gli uffici postali potranno trasformarsi "in sportelli pubblici al servizio dei cittadini di Lecce". Non lo erano già? Sì, ma la novità è che non solo per la raccomandate e per ritirare la pensione servirà la Posta, si potrà far la fila anche per fare la Carta d'Identità. Una conquista assicurano! C'è un problema però, come fare a sbrigarsi? Quando entri in quegli uffici il primo moto è quello di girare i tacchi e filar via... ! "Torno dopo", uno pensa e, in realtà, non vorrebbe mai tornare ad avere a che fare con le "reti amiche" con l'insegna gialloblu di Pt. Ma che sciocco sono, antico proprio... è tutto nella strategia del “non esserci digitale” la raccomandata la si potrà fare via e.mail, la pensione arriverà in banca tramite il magico Iban, ed ecco che alle Poste rimane il dover fare l’anagrafe!

martedì 17 gennaio 2012

Storie di neve

Vuoto. Il freddo fa vuoto. Non siamo abituati a calarci giù il cappello, eppure, è necessario, ci si adatta e poi scopri il piacere d'aver le orecchie coperte. Vai a "rota"... Fanno impressione i fiocchi di neve, minimi, che non osano e fanno balletti d'accenno. Strade vuote, solo movimenti veloci vedo in villa. Quelli di chi ha bisogno e, soprattutto con il freddo, il caldo di una dose smuove a contrattare. Li ascolto camminado, li sfioro sbirciando il veloce passamano. Sorrido, amaro. Anche nei suoi traffici drogati la città è cambiata, divenuti più "discreti" rispetto ai "clamori" degli anni Ottanta – Novanta quando l'eroina era manifesta. Ma certo non c'è da tener bassa la guardia, i "movimenti" son certo presenti, sotterranei ed incisivi se è vero (com'è vero) che la droga pervade il vissuto contemporaneo e la neve, quella sì che osa, è la coca nei nasi e nelle vene di chi ha freddo alle orecchie e al cuore! Soprattutto al cuore!

Il de profundis di Max

La domenica posso guardarmi intorno, a sera, sono andato a Novoli! Oggi, già i cavalli saranno cenere, ma ieri l'altro, con le luci del tramonto erano un bel guardare messi lì, a far decoro e segno, sulla grande pira di fascine. Un via vai, in quella verticalità, che la piazza sembrava ampliarsi, la via: le scale d'ulivo che legavano terra e cielo, in bell'ordine. Poi, con la mia lei, a braccetto, siamo andati a veder le cose dell'artista Paladino, era un pò presto, la Drogheria delle Arti ancora vuota, un passaggio al teatro che ospitava un gruppo di musicisti, poi un punch con Maurizio il custode-macchinista e il “sempre presente” Massimino, testimone e reporter militante di ciò che accade in questa terra. Mario Cresci il fotografo "designato" a spasso a catturare immagini, quelle di Uliano Lucas facevano recinto nell'ex mercato mutato in galleria dove siam tornati per ascoltare affascinati e sgomenti il de profundis del Salento culturale recitato dal pittore Max Hamlet Sauvage. Già... Che questo è!

Sotto attacco

C'è terrorismo e terrorismo. Quello del sangue, che destabilizza utilizzando la paura. Poi ce n'è un altro, quello che il sangue lo succhia, quello che in questo ultimo tempo stiamo sperimentanto, non è neanche questo estraneo alla paura. La distilla, la coltiva giorno per giorno usando parole misteriche che appartengono ai pochi che hanno a che fare con i meccanismi oscuri della finanza. Non le ripeto, le tengo sottointese, tanto è uguale. Son "parole". Questo terrorismo adesso prende di mira gli Stati dopo che degli Stati si è servito per coltivare un'idea di Moneta invisibile, il Mercato non ne aveva bisogno, meglio far credere a tutti che potevano spendere, spendere, spendere... tanto la linea dello sviluppo, l'incanto del tutto è possibile si muove dritta all'infinito. Abbiamo imparato che non è così e che spendere spendere spendere non porta al benessere, anzi, ben all'opposto nella malattia che non si sazia... Così fan quelli, i "terroristi" d'ora... Non si saziano!

venerdì 13 gennaio 2012

I cavalli e il fuoco


La "visione" è quello che conta. Poi c'è il tradurla, che è compito dell'artista, pardon del poeta e degli artefici (chè questa è opera corale) sta a lui, al poeta, saper cucire le maestrie per compiere l'opera. L'arte dell'installazione è dentro questo trans-itare di parole, di gesti, di umori. I cavalli di Palladino (un suo segno che ha abitato altri luoghi e altre latitudini...) arrivano a Novoli, e lui anche, l'artista (pardon il poeta!), a portare testimonianza di come la poesia con la sua arte, può nutrire la contemporaneità nel suo cercar di ravvivare radici...
Di questo ha bisogno la Fòcara, di questo ha bisogno il Salento. Non di spettacolo (o non solo di quello, visto che non se ne può fare a meno...). Le tracce di questa "neonata" Fondazione sembrano segnare passi ponderati, al di là delle beghe e dei battibecchi locali, la rete di relazioni che si rappresenta sembra ben concertata, un possibile motore per avviare un pensiero altro sul "far festa"... far festa d'inverno e all'inverno è cosa diversa di far festa l'estate e all'estate... e allora non serve inseguire moduli, usurare particolarità. Risparmiare dei denari o investirli su una gamma altra di iniziative sarebbe stato il caso, ma chissà che questo, non possa accadere, rinunciando ai grandi palchi e favorendo le tessiture che solo l'autenticità del "cercare" può offrire...

giovedì 12 gennaio 2012

Saputi e Sapienti

"Far bene" è arte sottile. Leggendo in giro, guardando, andando a chiedere, ti accorgi e trovi chi “fa bene”. Arte antica dei sapienti, il "far per bene", di quelli che ogni giorno accumulano un grano al fare e l'esperienza la ritengono sempre aperta, pronta all'accogliere. Gli altri, quelli del "far tanto per fare", più che sapienti sono saputi, "se la credono" si dice a Lecce. Son "maestrini" e l'umiltà che è semenza dei primi, se la mettono sotto le scarpe. Anche nel linguaggio politico ti accorgi dei Sapienti e di Saputi. I primi son capaci di far pausa, di ragionare, di riflettere. Di dar tempo anche alla noia s'è necessario, di prendere il campo della disputa , sicuri che ci vuol tempo per calibrare idee e progetti acordandoli al da fare. I secondi son solo "retorici" e della retorica, da gradassi, fan scempio. Ieri è partito il filobus esempio di come i saputi abbiano "vinto" sui sapienti e misura di come i sapienti dovranno trovar rimedio...

mercoledì 11 gennaio 2012

Solo scrivere

La "sopportazione" della lingua è cosa rara sul mercato dell'insolenza. Si deborda ormai, quasi sempre. "Parlare parlare" non basta... e la scrittura? Soltanto a quella si si dovrebbe allenare se il pensiero è destinato al "governare". Già, il parlare è scioccheria, è diventato scioccheria e ancora abbiamo da scontare tempo per levarci di dosso la decadenza che ha macchiato la politica negli anni della finzione e della cialtroneria. Solo atti, riflessivi atti, dovrebbe compiere il politico, scrivendoli prima, impegnandosi nella riflessione del possibile. Ché uno non può improvvisare, lasciar parole in libertà se compila atti... Ha da pensarci, da riflettere, deve imparare a ponderare... Questa è l'arte da chiedere al politico "nuovo". C'è da rimaner frastornati dall'esercizio retorico che ogni giorno ci coinvolge. E l'idiozia di uno diventa caso, eco... poi t'accorgi che è solo cosa del recinto buono, agli altri, al resto di lui non importa nulla!

sabato 7 gennaio 2012

Fuoco

E' tempo di Focàra. E' tempo di passaggio. I riti dell'inverno portano l'odore delle fascine che bruciano, l'odore santo delle foglie d'ulivo che fanno fumo nei campi spazzati. Un momento di intensa magia per chi sa cogliere le sfumature e godere dell'umile lavoro degli uomini che nel legame con la natura rendono la vita, viva! Il tempo del Fuoco s'avvicina. Novoli è il luogo di una nostalgia che è difficile colmare con le "luci" dello spettacolo. Penso che certe volte la Cultura, il suo valore vive nella sottrazione, nel togliere più che nell'aggiungere. Ma chissà se, la virtù della transavanguardia, Mimmo Palladino non sappia colmarlo quel senso di mancanza... I segni sono carichi di evocazione... Cavalli..., come il cavallo di Fuoco di Ripatransone nelle Marche carico di scoppi che attraversa la piazza. Cavalli come nella mitografia messapica”. Chissa... Speriamo, vedremo...

venerdì 6 gennaio 2012

Ma va là!

E' noiosa l'agenda dei politici. In tempo di elezioni diventa stucchevole. L'uno (o l’una) la detta all'altro (altra) e tutti a inseguirsi sul filo di ragionamenti che toccano vertici di visionarietà tanto le proposte appaiono paradossali e fuori luogo. La solita storia a chi la spara più grossa. E Lecce diventa tutto e niente tanto che fa, a parlare tutto si può costruire, inventare... si sono accorti anche che Lecce ha un Parco Archeologico abbandonato. Ma va là!... Che piazza Libertini è degradata! Che, che, che...Ma va là! A star dietro al flusso dei comunicati stampa – se non fosse che son pane per i tanti (o i pochi) che almeno hanno una paghetta – ci sarebbe da chiuder baracca e lasciare i burattini muti. I giornali, i quotidiani, si sa, son fatti anche di “servizio”, che non significa essere servizievoli. Ci vuole stomaco a veder ruoli che dimenticano di aver ruolo diventando candidati militanti che chiedon conto ai direttori generali, ma tant’è... Ma va là!

giovedì 5 gennaio 2012

Sono cinese

Fa male leggere quello che siamo stati costretti a leggere ieri sulle prime pagine dei giornali nazionali. Una creatura di sei mesi è stata giustiziata perchè il padre non ha voluto cedere a chi gli chiedeva il denaro. Era una coppia di commercianti cinesi quella capitata sotto tiro. Morto il padre colpito dal proiettile che ha trapassato e ucciso la bimba che aveva in braccio. Su di lei ha mirato il criminale rapinatore. Ferita la madre. Ma era solo un rapinatore quello? Ho ha dentro aveva un altro “istinto” la belva? Me lo sono chiesto per tutto il giorno. Proprio l'altro ieri mattina riflettevo sulla comunità cinese, sulla segreta laboriosità che l’anima. M'è capitato per tutta la giornata di incontrarli. Di prima mattina due donnine, ridevano. Il loro ridere sembrava il loro parlare, quella sequenza veloce di suoni che senti quando confabulano fra di loro. Dietro, lui, procedeva lento ancora assonnato. Fumava lentamente. A sera, altri... e di nuovo altro ridere... Certo oggi, per loro, non sarà così! E neanche per noi!

martedì 3 gennaio 2012

Con gli occhi in alto

“Lecce! Una delle città più belle del mondo”. Così un turista facendo ingresso in Piazza Duomo. “Certo sì, ne sono convinto anch’io, il suo stupore è anche il mio che questa la città la conosco da cinquant’anni. La “meraviglia” è capace di rinnovarsi, di scordare le mille cose che non vanno, che sono ferita e inganno specie, se cammino con gli occhi in alto. Mi capita così, per evitare il “basso” che ci tocca. Il “brutto” che combiniamo quotidianamente e senza requie con il nostro da fare”. “Ma mica puoi camminare guardando in alto...”, mi dice uno che ascolta il ragionamento... “Perchè no?, puoi scoprire ancora, anzi è lì, la vera scoperta: i ricami del barocco “chiamano” ed è stupido rimanere sordi e non rischiare l’inciampo”. Anche perchè appena abbassi lo sguardo rischi l’imbarazzo. In Piazza Mazzini, ancora turisti, questa volta raso terra... chiedono: “Come possiamo fare a vedere la fontana?”. “Emh! Già... Tornate dopo la Befana...”.