martedì 17 ottobre 2017

Premesse a kore


La Compagnia Tarantarte guidata da Maristella Martella con "Premesse a kore" ha inaugurato – lo scorso venerdì 13 ottobre - la quattordicesima edizione di "Open dance” rassegna dedicata alla nuova danza dai Cantieri Teatrali Koreja.
La tribuna è gremita, c'è molta attesa per questa prima nella prima. Si fa buio. Lento un sibilo, un rombo - come un "divenire tellurico" - prende la scena. La luce rischiara, sale piano, lentissima, c'è come un'alba, un'origine. Il quadrato del palco, con il suo vuoto, diventa simbolo ancestrale e metafora del Tempo e in quel "divenire tellurico" custodisce la chiave per leggere la danza di Tarantarte.
Dal buio alla luce (anzi le luci, bellissime nel disegno creato da Tea Primiterra con Mario Daniele) e poi la musica; e che musica: una delle Gnossienne di Eirk Satie volta a sirtaki da Daniel Malingo apre la danza, porta colori, poi la voce di Sam Karpienia, i suoni di Dakha Brakha, di Gabriele Panico, di Officina Zoè fino alla “ruota sufi” che tutto muove. Muove senza consumare allargando l’energia in una significazione titolata al noi: al pieno coinvolgimento, alla piena condivisione della vita e delle sue passioni.

Per meglio comprendere ho cercato un alleato: il mentore è Rudolf Laban (1879 –1958) danzatore e coreografo ungherese fondatore dei principi teorici della danza moderna europea.
Certe volte i libri* basta tenerli accanto per sentirne l'energia, altre volte fanno miracoli. Apro a caso e il caso mi porta a pagina 98, capitolo quinto, "Le radici del mimo". Leggo: "Le persone che passano accanto ai loro simili ignorandone le lotte, le sofferenze e le gioie, perdono un importante aspetto del senso della vita con quello che esso può dare. Perdono l'opportunità di esplorare ciò che si nasconde dietro la superficie dell'esistenza e tendono a ignorare il teatro, dove queste profondità vengono rilevate. Non afferrano il senso del valore di persone e situazioni e il mondo appare loro, in molti casi, un accumulo di avvenimenti senza senso. Non è per questa gente che l'attore-danzatore si esibisce e deve stare attento a non cadere nella stessa indifferenza. Una persona che non si interessa ai conflitti dei suoi simili non è un attore, non è un danzatore e a mala pena può dirsi un essere umano".
Illuminante per comprendere la tensione e la motivazione alla danza di Maristella Martella e delle sue danzatrici (Silvia De Ronzo, Manuela Rorro, Laura De Ronzo, Alessandra Ardito) il monito di Laban è pienamente colto e l’impegno coreografico espresso si traduce in "partecipazione", in efficacia catartica, in una coralità che dalla scena transita verso la platea coinvolgendo il pubblico.
Non c'è una narrazione: "Molto, il più forse, e l'essenziale, resta non detto, resta probabilmente a livello inconscio, e la trama (...) non è possibile abbracciarla con uno sguardo" si legge nel foglio di sala in una citazione di Christa Wolf; ci sono in "Premesse a kore" dei quadri musicali e dentro questi, l'agire, la purezza di un movimento pieno, cosciente del flusso della vita e del contributo creativo che alla vita si può offrire con il teatro. Ancora citando Laban: "L'uomo determina il suo destino più o meno consciamente, ma gli atti e le omissioni dei suoi simili interferiscono e modificano la particolare lotta creativa individuale. (...) Passioni conflittuali e affetti coinvolgenti, rigide parzialità ed esitazioni ansiose creano un'infinità di relazioni che non si possono sbrogliare o comprendere completamente attraverso la sola analisi intellettuale. L'arte teatrale ha il privilegio di aiutare lo spettatore a comprendere gli eventi della vita nella loro completezza e risvegliare dentro di se la capacità di associare questo labirinto di azioni alla sua ricerca inconscia di valori". Nella danza, il dono del corpo sfida la Storia e tesse le storie. Questo accade nella scena di Tarantarte, questo racconta l’alfabeto gestuale di questa singolarissima compagnia e mi chiedo: non è accaduto così con le "operanti" del Tarantismo? Non erano loro interpreti di una interrogazione che nel tentativo di risolvere l'inquietudine dell'una mostrava alla comunità il suo limite?

*Laban, Rudolf, L'arte del movimento, a cura di Eugenia Casini Ropa e Silvia Salvagno. Ephemeria, Macerata, 1999

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