mercoledì 22 agosto 2012

Diario d'Estate - Gallipoli e il Parco Gondar

Maurizio mi chiama, l’invito è ormai una consuetudine ed eccomi a Gallipoli. Il dottore mi accoglie nella sua residenza: un alveare condominiale provvisto di piscina zeppo di giovani. Un continuo va e vieni di troller di settimana in settimana. Così è la “Città Bella” in Agosto, approdo di frotte che, se senti il parlare, “suona” la penisola intera. Confabulano in cricche milanesi, napoletani, marchigiani, baresi… il Gondar è il richiamo e i lidi, con gli happy hours a buon mercato propagandati da giovanissime in bikini che vedi danzare su di un cubo luminoso. Le feste al tramonto e quelle notturne che aspettano l’alba consumando alcol e tant'altro… Un popolo intero di giovani italiani che ritrovi al mattino “impegnato” a smaltire le varie sbornie: ammaccato, stordito e certo inappagato. Almeno così pare…
Marta mi dice, alla soglia dei vent’anni, che è tesa a recuperare il “non compiuto” nei suoi diciotto, solo così potrà pensare d’aver risolto i suoi “debiti” con l’adolescenza. Una sfida che tutti, su questo lungo mare dominato dal rumore, penso abbiano in sospeso, presi come sono da un vagare senza meta. Anzi no, una meta c’è: il dovere di consumare e in questo di consumarsi.
Non c’è festa, ecco l’assente. Non c’è festa quando a far la regola è lo spettacolo, la rappresentazione che è pretesto d’altro…  Il look questa volta non c'entra. Sarà l'estate, il gran caldo? Il vestire è essenzializzato in braghe e magliettine di poco conto per i maschietti e in piccoli colpi di ricercatezza nelle “maschiette”, di femminile si vede poco, quando il mandato è lo “scalmanarsi”. Non serve alcuno charme, alcuna delicatezza, alcuno stile.
A far da cornice è l’aspetto metropolitano di Gallipoli, al cospetto del mare si alzano palazzi uno di fianco all'altro, fitti, in una stretta tessitura di strade dove vedi il “controllo” e il suo “opposto”: la gestione tutta in allerta dello spaccio e la dimenticanza del decoro urbano che espone spazzatura offrendo nauseabondi odori di fogna. Non c'è un vigile urbano, ne una macchina di pubblica sicurezza. Tutto è confuso, incustodito... lasciato all'emergenza...
“Dura un mese. Un mese soltanto” dice rassegnato uno, in fila, in attesa della sua granita di limone all’Ape (industriale) di Silvio. Un euro di sollievo e di genuinità in uno “stampo” rituale consunto, ripetitivo che a sera incolonna auto e vite in scatola. Non c’è anima, originalità, occasione. Almeno, così pare…
Il “programma” del Gondar fonde e confonde, uno spettacolificio che trita e frulla generi per una macedonia estremamente popular. Nulla a che vedere con la “mossa” di Ibiza o della più vicina costa romagnola dove la varietà era (è?) tutta inscritta nella linea dei clubs che, differenziandosi, dettavano stili e tendenze. Altri tempi, altri luoghi, altra organizzazione.
Qui, lo “sfondo”, il “rumore”, è dato dalla sagra dei pescatori che per “contorno” offrono una sgraziata pizzica che piange un orfananza senza rimedio.

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