sabato 15 dicembre 2012

Dal secolo precode, la poesia di Marco Vetrugno



“Il mio orgasmo è l’inchiostro di queste parole. Il mio sogno scarabocchiato ha il peso di un foglio. La mia ispirazione ha articolazioni ossa vene e pelle. La mia gioia è stare seduto a delirare silenziosamente perché i sogni di vino sono effimeri e non possono aspettare”. Sono i versi che accompagnano l’uscita  e la prima presentazione alle Officine Ergot,  in Piazzetta Falconieri a Lecce di “Poetico Delirio”, libro di Marco Vetrugno edito da Lupo editore. L’appuntamento è previsto per lunedì 17 dicembre,  alle 21.00.

"Questo è il mio secolo precoce"... Già, da lì scrive quest'uomo che tanta cura ha dell'amore! Per questo scrive, almeno così pare se lo leggiamo. Questo, la sua scrittura, testimonia.
Sprofondo d'occhi, i suoi, che hanno saputo il vuoto... Quello assoluto dei lividi fiaccati dall'abitudine, dallo scavo che solo il "desiderio" sa fare verso l'indeterminato nell'inseguirsi dei ri-morsi che mai "pagano" e appagano.
"L'ultimo dei romantici" capace di fare rotte, di perdersi "come Ulisse/ con i suoi remi eversivi", è Marco Vetrugno.
La poesia è corpo, corpo che affina il "canto": la possibilità di essere espressione, anche in chi annichilito, resta muto, sbigottito da ardori che nel cammino si son fatti nodi, complessità irrisolte... poi urlo, finalmente! Fiore di coscienza...
"Non importa se dovrò sanguinare/ perchè ora devo inventare la realtà/ devo vivere cercando di annientare la rabbia/ devo plasmare la malinconia in serenità" così scrive Vetrugno, nel Canto XXVII di questa raccolta di versi che son grida accolte sul margine dell'abisso.
Oh! come viene meglio la voce da quell'orlo... Da dove si è capaci di "incidere la resa", di distillare "veleno/ con la pazienza dei folli". Lì, "la leggerezza dello scrivere/ è un anestetico/ per i dolori delle scapole affaticate in cerca d'ispirazione"... "In cerca di me" scrive il poeta, che maledetto non è, non vuole esserlo. Lui fa ordine nel caos... A quello mira e... "un fremito/ di gioia/ irrompe/ sotto la pelle che non fa più male" quando gli ultimi "ricordi" e le "solitudini" son finalmente compresse in 29 kilobyte.
Questo suo “Poetico delirio” è nel cammino. L'esperienza macina il Tempo lo rende unico nell'interpretazione che l'uno fa della vita.

Marco Vetrugno - Nato a San Pietro Vernotico il 19.01.1983 e vive a Lecce. Provato dalla prematura morte del padre sospende il suo percorso di studi per intraprendere (deludenti) esperienze lavorative. Al suo rientro a Lecce, riprende la frequenza scolastica conseguendo il diploma all’Istituto d’Arte. Appassionato di letteratura, frequenta la facoltà di Beni Culturali ed è impegnato nella stesura di una seconda raccolta poetica.

1 commento:

  1. quando ho iniziato a leggere l'articolo non ero del tutto sicura che fosse il Marco Vetrugno compagno di scuola elementare e media, poi arrivata in fondo, invece, la sorpresa.
    le sue parole hanno lo stesso sprizzore dell'ironia che di lui ricordo all'epoca della scuola. spero di riuscire a passare da Ergot stasera

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