mercoledì 11 settembre 2013

Citta del Libro, che fare?

Che guaio, la Città del Libro edizione 2013 è a rischio. Certo si farà, ma, per l'ennesima volta si mostra fragile nel lento cammino verso una sua stabilizzazione e conferma, traguardo non del tutto scontato. Peccato, si era (forse) all'anno cruciale: la Puglia vedrà quest'anno tornare in "patria" il Forum Nazionale del Libro e della Promozione della Lettura e Campi sarebbe potuta essere una delle tappe del progetto itinerante nato a Bari dieci edizioni fa... "Ma che importa", penserà qualcuno, "son storie da specialisti, a chi vuoi che interessino?".
Il problema della kermesse di Campi - che nelle ultime edizioni sembrava aver trovato un nuovo passo - è sempre stato il "campanile". Una dimensione "strapaesana" che ha guardato al libro come ad un "di più", condimento di un'insalata, senza sapore definito, fatta di passerelle politiche, di pavoneggiamenti autoriali più o meno nazionali, più o meno locali e di folle di scolaresche disinteressate a far da claque utili solo a pompari numeri dei partecipanti.
Anche la Fondazione - voluta nell'agosto 2002 dalla giunta di Centrodestra guidata da Massimo Como con l'intento di "diffondere la conoscenza del pensiero e dell’opera degli autori del Sud d'Italia" (che sarebbe stata una buona prerogativa) - appare ai più concepita come una scatola chiusa da gestire in "privato", con gli Enti Territoriali "seduti" su uno strapuntino, pronti a corre via quando c'è da decidere qualcosa e ben contenti di non decider nulla specie quando si tratta di tirar fuori dei denari. Evidentemente, il libro non scazzica come la pizzica-pizzica e non è più di moda invocare la "destagionalizzazione" e la cultura progettando un'offerta turistica diversa nel tempo in cui l'appeal salentino è tutto declinato all'usa e getta musicale.
Ma quello della gestione "consortile" della "cosa" culturale è la costante nel Salento; altre istituzioni di maggior successo, evidenza e solidità economica ne fanno ampio abuso, facendo finta di non sapere che, le Fondazioni, non devono essere chiuse ed escludenti ma enti di apertura e di dialogo. Enti della comunità che attraverso loro, attraverso la "specializzazione" proposta, si aprono al "mondo", nel caso della Rassegna nazionale degli Autori e degli Editori del Mediterraneo" - questo il sottotitolo dell'ultima edizione della "fiera" di Campi – il "mondo" del libro.
Nei giorni scorsi si è concluso il Festival di Mantova, uno degli appuntamenti più importanti del panorama letterario ed autoriale italiano. In un'intervista Luca Nicolini - uno degli otto privati cittadini di professioni diverse che nel 1997 si sono costituiti in Comitato Organizzatore per dar vita alla manifestazione lombarda – ha raccontato, che il gruppo di lavoro sul programma si riunisce ogni anno, a partite da febbraio, con incontri fissati ogni quindici giorni per fare il punto e concertare via via i temi che andranno "in scena" nell'edizione successiva. Una preparazione certosina motivata dalla passione e da un'attenzione quasi maniacale al panorama editoriale ed autoriale nazionale ed internazionale e alle sue tendenze. Non è così, almeno mi pare, a Campi Salentina.
Un'occasione persa – avviatasi nel 1995 per volere dell’Amministrazione comunale guidata da Egidio Zacheo che individuava nella cultura «il veicolo di riscatto del territorio» - che rischia di deflagrare se non si riesce a mobilitare sul progetto "Città del libro" la partecipazione dei tanti cittadini, operatori culturali, editori, autori che nel territorio lavorano alla promozione della lettura. Un tavolo ampio, un "Forum del libro salentino", dove poter immaginare la possiblità di rilancio della iniziativa campiota o la sua "traduzione" in un altro evento che pienamente punti al valore del libro, della lettura e dell'esperienza autoriale come leva necessaria alla crescita e alla coscentizzazione della comunità.

Su La gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 11 settembre 2013

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