venerdì 7 dicembre 2012

Natura morta in giallo


Domani, domenica 9 dicembre, alle 18.00, sarà presentato nella sala conferenze del Castello medievale di Acquarica del Capo il film-documentario Natura morta in giallo, dopo la proiezione al 30° Torino Film Festival nella sezione Onde. Alle 17.00, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica. La proiezione sarà replicata alle  20.15 e alle 21.00.
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“Il giunco, in dialetto leccese paleddhu o pileddhu (da piccolo pelo), è una pianta che cresce nelle zone palustri e a ridosso delle spiagge. La sua lavorazione, dalla metà dell’800, è stata fonte di sostentamento di molte famiglie acquaricesi ma, a partire dagli anni sessanta, la bonifica dei terreni  palustri, l’avvento dei materiali plastici e l’emigrazione segnarono il declino dell’attività. Oggi quest’arte sopravvive grazie ad una manciata di donne e uomini che coraggiosamente la praticano”.
Questa è la “natura morta in giallo” ritratta da Carlo Michele Schirinzi con gli allievi di un corso di cinema tenuto dall’autore e regista salentino per Cartagine Multi Servizi Soc. Coop. di Acquarica del Capo  nell’anno 2012, per i “Bollenti Spiriti”.
Un’opera di grande intensità visuale che coniuga la necessità poetica a quella documentaria.
Rendere omaggio alle mani artigiane alla loro sapienza, rispondere all’urgenza di trovare, in quel fare, il senso per una lettura possibile del presente, al riparo, dagli schiamazzi e dalle vane urgenze di quello che orribilmente si definisce  marketing territoriale: occasione usurante che tutto svilisce e svuota rendendo merce anche l’intimità di un tempo infinito, fatto di attese, per speranze condite di pazienza e di silenzio.
Quello per primo viene - mischiato ai “piccoli” suoni curati da da Stefano Urkuma De Santis -  guardando le immagini, tarate nella sempre più particolare lingua di Schirinzi, che dosa il divenire del racconto straniando la visione, muovendola nel dove non si vede, in una contemplazione che spinge a cercare, ancora “dietro”, ancora e ancora, spiando ed espiando,  in una sacralità gestuale che fa gloria e preghiera al tempo della Natura e al tempo dell’uomo in essa.
L’intreccio delle fibre diventa simbolo di un’unione, di una conoscenza, che sa muovere alla compassione, al giusto accudire, alla cura. Già, alla cura, ciò che oggi a noi, più d’ogni altra cosa manca per far di-venire ciò che è “morto”, vita...
Mauro Marino

2 commenti:

  1. recentemente ho visto il suo "Eco da luogo colpito" e mi ha veramente molto colpita

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  2. ottima interpretazione e trasposizione cinematografica di un importante ritratto del Salento, autore originale e molto audace.

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