mercoledì 17 aprile 2013

LA MALALINGUA DELLA POLITICA


Gigi MONTONATO

Mai viste e sentite cose del genere. Tra uomini di uno stesso partito scambi di insulti tremendi. Nel Pd è peggio che in Ruanda al tempo dello scontro tribale tra Hutu e Tutsi del 1994. L’ipotesi di candidare Franco Marini o Anna Finocchiaro alla Presidenza della Repubblica ha fatto mettere la lingua della festa a Matteo Renzi.
Non sono presentabili, ha detto; così come fa un regista quando scarta chi si presenta per una particina al film che si sta preparando ritenendolo inadeguato alla parte. A Marini non basta essere cattolico, la Finocchiaro non è degna del Quirinale dopo aver utilizzato la scorta per spingere il carrello della spesa all’Ikea. Di rimando fendenti di fuoco: Renzi è un miserabile. L’indecente gliel’aveva dato Bersani qualche giorno prima. Renzi ribatte: vogliono che io lasci il partito, ma questo favore non glielo faccio. Insomma il segretario del Pd ha ragione quando dice in polemica col Pdl: non siam mica tutti uguali. Invece, pare proprio di sì! Anzi no, ma non si sa quali siano e dove stiano i peggiori.
Questa elezione presidenziale sta aggravando la già precaria condizione di urbanità esistente. Tutti devono essersi convinti che l’insulto paghi. Sgarbi, Ferrara, D’Agostino hanno fatto tendenza. Ormai è una gara tra chi più e meglio la spara, senza riguardo alcuno per la decenza. Si stanno mettendo le basi per le dichiarazioni ipocrite del giorno dopo, quando il Presidente avrà sempre ragione, a prescindere. Non si sente la voce di un solo “saggio”, non di quelli chiamati da Napolitano a coprire dieci giorni di “dolce far niente”, ma di come li intendeva il filosofo Seneca. Nessuno che intervenga a calmare gli animi. Dovrebbero farlo soprattutto i tanti che sono considerati degni del Quirinale, ma che probabilmente il Quirinale lo possono solo visitare se invitati. Nessuno di loro pensa di dire: no grazie. Lo stesso Monti si è sfilato dalla sua formazione politica per un “non si sa mai”. Gino Strada, solitamente polemico col mondo, recentemente dice le parole come chi cammina su un terreno disseminato di uova, ben attento a non romperle.   
Politici esclusi dalla corsa e giornalisti si mettono tutti a dare colpi di machete contro il povero candidato. Appena spunta un nome, zac! e salta una testa. Alla Finocchiaro hanno rimproverato la gaffe delle bidelle a “Porta a Porta”, quando in un passaggio argomentativo ebbe la disgrazia di dire che le parlamentari non sono bidelle. Ed ha ragione – commentò Crozza – almeno quelle lavorano. Dobbiamo ridere?
Via, finiamola! Siamo stanchi di assistere ad uno spettacolo che mortifica. Non si può delegittimare un candidato per una sciocchezza. Sarà capitato a tutti di mettersi le dita nel naso. Un po’ di anni fa “il Borghese” riprendeva i parlamentari e i ministri in pose disdicevoli, o mentre sbadigliavano, o mentre sonnecchiavano, o con la mano alla brachetta. Immagini rubate a persone abitualmente molto composte e vigilate. Ma un conto è lo spazio umoristico-satirico di un giornale, un altro è servirsene per  danneggiare la persona. Un conto è “ludere”, un altro è “ledere”, come avvertiva un nostro giornale satirico di un secolo fa.
Renzi fa male a costellare la sua carriera politica, che è solo agli inizi, con episodi del genere. Se tanto dà tanto, i suoi colpi di machete di oggi gli saranno rivoltati contro domani. E non dà certamente l’immagine di un uomo nuovo, diverso dai politici precedenti. Si dirà, ma nella rissa non si bada se si calpesta il piede a qualcuno.
E’ un vero peccato che proprio chi si propone come nuovo e diverso presenti vizi peggiori di quelli dei vecchi politici. Lasciamo stare Grillo, che in fondo continua a fare il suo mestiere. Ma gli altri dovrebbero rendersi conto che occorre intraprendere un percorso diverso. Se no, casta o non casta, alla fine se si vuole una persona davvero decente e preparata, bisogna andare a prenderla da lì. Non a caso circolano con maggiore insistenza i nomi di Prodi, di Amato, di D’Alema, di Violante, per citare quelli più gettonati nel centrosinistra. Persone, che puoi anche non condividere ma, peccatucci veniali a parte, sono di sicura affidabilità non solo per il loro passato ma anche nella prospettiva di un alto e ancor più prestigioso incarico.
Anche in questo si avverte la pesantezza della crisi. Persone serie e preparate se ne vedono sempre di meno. Il tempo fa giustizia. In questi anni siamo vissuti di rendita, abbiamo attinto a piene mani agli uomini della Prima Repubblica o formatisi in quegli anni. Ma ora stiamo proprio raschiando  il fondo del barile.

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