sabato 4 maggio 2013

Le bagatelle di Lady Macbeth di Aldo Augieri per Asfalto Teatro

Il teatro salva gli occhi in questo tempo oscuro. Sempre lì, la parola suona libera, al riparo e l'attore pare tornare al tempo dell'origine quando da hypocritès (che in greco antico significava "colui che risponde") poteva dire, e dire, e dire.
*  *  *
Una frase tra le molte sentite  in "Le bagatelle di Lady Macbeth" - che un ormai rodatissimo Asfalto Teatro ha portato in scena sulle tavole dei Cantieri Teatrali Koreja lo scorso 31 marzo – una frase, m'è rimasta a suonare dentro per l'intero giorno dopo (e ancora adesso): "Il bello diventa brutto e il brutto diventa bello".
Il fatto è, che il giorno dopo, il 1° maggio, ho scelto di trascorrerlo a Taranto, la meravigliosa Taranto, dove appunto ciò che era bello pare sia diventato irrimediabilmente brutto anche se la città – nonostante tutto - mantenga una sua profonda dignità.
L'Ilva, sullo sfondo, con i suoi carichi di veleni, ma più ancora la ferita che si mostra  traversando il centro storico, l'isola di là dal ponte girevole.
E Lady Macbeth pare prendere le sembianze di quella politica - che chissà quanti misfatti a suggerito alle orecchie dei suoi Macbeth, esecutori di crimini che certo lasciano liberi fantasmi e ossessioni, ombre e paure.
Macbeth, ha ucciso il sogno, non dormirà più, come non dormiremo mai più noi, presi dal giogo mai germinante di una guerra diventata sottile, pulita anche, ma intatta nel suo produrre morte.
Non è guerra quella che ogni giorno i grandi finanzieri consumano a danno dei più?
Non è guerra?
*  *  *
Aldo Augieri sa come fare, con e attraverso i suoi attori, ad evocare la contemporaneità in giochi che attraverso la parodia portano a fondo l'attacco al sistema ben pensante...
Atti di calabritissima anarchia, perciò esatti, scientifici, producono il suo Teatro, che è proprio Teatro, se pensiamo alla costruzione scenica come attivazione di una macchineria che può osare (e osa) anche oltre l'attore.
Una macchineria che va a pescare anche nell'antico modulo rotante per il cambio scena, o nell'aprirsi e chiudersi del sipario (elemento essenziale nelle scritture di Augieri) anche su scene brevi ma di grande impegno scenografico come nell'episodio che ritrare – ne le Bagatelle - la Lady nella penombra della sua camera da letto.
Molta cura negli abiti di scena, negli oggetti e nelle maschere, una puntigliosità che tocca quasi ossessioni orientali muovendo sistemi segnici che incantano e disincantano col venire della musica.  Delizioso nelle Bagatelle il voltar pagina segnato da stranite arie francesi...
Un artificiosità virtuosa che è trasferita anche nei e sui corpi degli attori resi al limite caricaturale. In scena abbiamo visto con lo stesso Augieri che fa la Lady, Totò Del Popolo che è Macbeth, Davide Morgagni che è Duncan e una stralunata Margherita Manco impegnata sulla linea del sipario, a mischiare le lingue e a ubriacare la speranza...
Maschere attive di una drammaturgia che nulla risparmia. La lezione beniana – ma non solo quella – è ben digerita affianco ad attraversamenti letterari capaci di fondere e reciprocamente suggerire come in questo caso, dove Shakespeare e Cèline dialogano e insieme graffiano.
C'è il piacere del testo nel teatro di Aldo Augieri, la catena delle parole è la virtù che da "fuoco all'anima, vibrando, come nel vero teatro" così qualcuno dice in scena.  E così crediamo sia, anche noi!
Una scena che osa, quella di Asfalto teatro - storicamente ormai - nella generosa scena salentina - profondamente osa traversando la classicità, con le radici ben piantate in una tradizione che profonda appartiene al Teatro e all’intera sua cultura.

Nessun commento:

Posta un commento