giovedì 22 marzo 2012

Cèsar, l'eroe

Teatro Venerdì 23, alle 20.45 in scena, ai Cantieri Teatrali Koreja, César Brie con "120 chili di jazz", lavoro, coprodotto con la compagnia "Arti e Mestieri" dell’Aquila, uno spettacolo interamente giocato sul filo dell’ironia. L'attore sarà in scena anche sabato con "Karamazov" un una doppia replica alle 10.00 e alle 20.45
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La prima volta... c'è sempre una prima volta, ed è speciale quella di chi è pubblico..., ecco, la mia prima volta al cospetto di César Brie, fu molti anni fa, nei primi anni Ottanta, a Pontedera, in una stanza del Piccolo Teatro che inaugurava la sua nuova casa, in un ex sede sindacale in una città operaia, la città della Piaggio, piccola capitale allora di quello che veniva definito "Terzo Teatro".
Lì trovai lui che, con un indimenticabile graffio, raccontava la storia sua di esule argentino in fuga dalla dittatura.
Una storia d'avventura, quella di César Brie, di tante vite in una che attraversano il "mondo". Quello della geografia e quello del teatro. Per molti un "mito", un essere oltre la norma per sentimento, per energia e per forza di presenza in scena, come se fosse quella, la scena, l'ambito del mostrarsi alla vita, il territorio dove interamente donarsi, quasi immolarsi sul bilico di un proscenio sempre mobile, sempre aperto al divenire di un agire che conosce e sfida il rigore e la po-etica dell'essere attore.
Questo sentivo guardandolo quella prima volta mentre sbatteva da un muro all'altro in una follia che metteva il pubblico, noi, al cospetto della sofferenza... Un attore tramite, corpo di tutti quei corpi che erano caduti per difendere la libertà e la propria dignità di uomini liberi.
Poi son venute tante cose, quasi un attaccamento al nome e César, l'ho inseguito sulle terrazze delle Tre Masserie vestito da prete, l'ho visto fare Artaud (e chi se non lui poteva impersonarlo) in un "Talabot" odiniano e poi, e poi... sino all'ultima straordinaria "Odissea" portata in scena anche qui, nel Salento, sulle tavole dei Cantieri con il Teatro de los Andes, fondato in Bolivia a Yotala, un paese a 15 Km. dalla città di Sucre, una fattoria, fucina di una straordinaria opera corale dove quell'attore della necessità trovava moltiplicazione in tutti i corpi in scena, tutti mossi dalla medesima determinazione testimoniale.
Ecco, se ci sono "eroi", eroi contemporanei dico, eroi della poesia e del teatro, uno di questi è certamente César Brie... Andatelo a "sentire", poi, mi saprete dire!
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Con "120 chili di jazz", oggi, alle 20.45, César Brie è in scena ai Cantieri teatrali Koreja. Da solo, racconta la storia di un uomo: Ciccio Méndez. Lui, pur di riuscire a vedere la sua innamorata, decide di entrare a una festa fingendo di essere il contrabbassista del gruppo jazz che allieterà la serata. Méndez non sa suonare il contrabbasso, ma con la sua voce da uomo delle caverne imita alla perfezione il suono delle corde. Durante lo spettacolo dovrà riuscire a sostituire il vero contrabbassista del gruppo e a nascondere a tutti la propria incapacità di suonare lo strumento.
Dietro questo racconto si celano tre amori: l'amore non corrisposto per una donna per cui finirebbe all'inferno; l'amore per il jazz, che aiuta Ciccio Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l'amore per il cibo, dove Ciccio trova brevi e appaganti consolazioni.
Ciccio Méndez non è mai esistito. Nasce dalla cattiva abitudine di due amici che César Brie ha perso di vista i quali, dice, seduti accanto a lui in una classe del Colegio Nacional Sarmiento a Buenos Aires, gli facevano fare la parte del prosciutto nel panino, schiacciandolo in mezzo a loro.

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