giovedì 8 marzo 2012

Lecce allo specchio

Ogni città “è” perchè è riconoscibile. Un'identità fatta di strati, di incroci, di voci. Sedimentazioni che trovano nel "costruire" la forma che esalta e conserva la pluralità dell'uno, del nome che unisce. Cos’è Lecce? In cosa si “specchia”? Nella Colonna del Santo, nell’Anfiteatro, in Santa Croce?
Qual'è il segno che ci aiuta a riconoscere la nostra città? Dove ci specchiamo, certi di riconoscerci, certi di sapere la matrice, la storia, l'impasto che ci dà carne? Una domanda che certo troverà molte risposte. Ma ho un alleato per tentare di capirlo, un libro: "La colonna e la città" dell'architetto-cercatore Andrea Mantovano. Uno scrigno d'immagini e di notizie che fa capogiro, tali e tanti sono i rimandi che accoglie nel "tentare" una "geografia" del "linguaggio architettonico e dello spazio urbano nel barocco di Terra d'Otranto". Ecco che, sfogliando le pagine - curate nell'edizione da "Esperidi" di Claudio Martino e Roberta Marra - di colpo Lecce perde la sua centralità e deflagra. Perde il “nome”, quasi: siamo tante cose noi, siamo di tante sintesi.
Più di tutto colpisce l'accorgersi che siamo frutto di un "ragionamento".
Almeno, lo siamo stati nel crescere urbanistico dell'antica città e, ciò che ci è potuto apparire anarchico - lasciato alla maestria di quegli scalpellini visionari che chissà per quanto tempo hanno "suonato" la pietra nei vicoli della città per erigere le fabbriche di palazzi, chiese e conventi - oggi, dopo la lettura di questo bel volume ricco di un notevolissimo apparato iconico, non lo è più.
Notevole è il capitolo che racconta il "cuore sacro" della città tirando linee e segnando "geometrie" in Piazza Duomo.
Bisogna farsi viandanti per fare inciampo nei sincretismi e viaggiatori anche, per tener desta la traccia. L'autore ci accompagna di pagina in pagina, in visita, offrendoci segni comuni e di comune costruire... Il pretesto è la colonna, anzi il tema della colonna angolare, lo spigolo urbano, "motivo" che ci porta - se abbiamo l'ardire di perderci - a toccare diverse aree della cultura urbana del mediterraneo, ma non solo di quella. Mantovano, cucendo suggestioni, immagini e architetture tende il filo della comparazione e viaggia, in equilibrio cucendo assonanze, rimbombi, echi che danno suono alle culture che la Storia ha accompagnato nel nostro Mondo. La Terra d'Otanto è stata Mondo: capiente contenitore... Ed ecco che... è nella seconda metà del Cinquecento che la Terra di Mezzo si sveglia alle suggestioni venete e quella che conosciamo come Piazza Sant'Oronzo, era piena di stemmi e delle "scordate" "capande" per le botteghe.
Ah! Che piacere immaginare, che vita era? Chissà... ma l'opera svela e il viaggio segue col naso all'insù nelle vie, nei vicoli del nostro Salento e, ogni pietra parla, già parla... Andrea Mantovano per noi, "traduce".

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