giovedì 1 marzo 2012

Lucio cantò

Non so che anno era, forse il 1975. Un tempo di crisi e di travagli anche quello, come ora. Solo che a quei tempi il Salento non era il Salento di cui ora con vanità ci pregiamo. No, allora il Salento era sconosciuto ai più, ma non risentito, separato, isolato. Non lo è mai stato, aveva il suo tempo, certo, le sue andature ma prese nel Tempo più grande... era operaio allora, il Salento. C'era il movimento nelle scuole, nell'Università, c'era la Sinistra extraparlamentare che abitava nei vicoli della città e il barocco era solo un decoro senza retorica. Si occupavano le case e le fabbriche, capitava. In una di queste, a Nardò, (forse una camiceria del ricco Memmo), in un tardo pomeriggio di autunno-inverno, arrivò Lucio. Dalla dico, proprio lui, il poeta cantante. Arrivo da solo, in macchina, con una chitarra, aveva un gran basco nero. Si mise su una sedia issata su un palchetto e cantò. Già, canto!

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