sabato 25 febbraio 2012

La mia vita al tempo delle sostanze




















Il Dipartimento di Dipendenze Patologiche della Asl di Lecce, mercoledì 29 febbraio, alle 17.00, nella Sala del Teatrino della Biblioteca Provinciale Nicola Bernardini in Piazzetta G. Carducci a Lecce presenta “Raccontarsi” un’esperienza dal Ser.T. di Lecce con il Fondo Verri. Interverranno gli scrittori Antonio Errico e Vito Antonio Conte L'oggetto dell'incontro è un libro “Storiarsi, racconti dal Ser.T. di Lecce”, a voi un piccolo stralcio delle storie raccontate...

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La mia vita al tempo delle sostanze e dopo.... Di questo, per quel che possa importarvi, vi dirò. E d'altro, vi dirò. Delle mie giornate, del trascorrere dei miei respiri dentro di me, di quel che il mio respirare diventava fuori da me, di quella specie di respirare vi dirò, se avrete pazienza di ascoltare. Se avrete voglia di tacere. Se avrete la bontà di non giudicare. Io narrerò dei giorni miei. Dei miei giorni scriverò. Siccome sono capace lo farò. Dei miei giorni dirò, dei miei vissuti ne farò parole così come li sento, con i miei sentimenti (d'ora e d'allora), senza parvenza alcuna di mestiere, di recita, né mistificazione, ché mai nessuna parte interpretare ho inteso, né saputo mettere in scena. Del mio essere vi dirò e di questo scriverò, nel bene e nel male. Ma, ve ne prego, anzi imperativamente vi dico: non replicate!

Ora, se all'ascolto siete pronti, se i sensi a ciò avete ben tesi e di null'altro vi importa, inizierò a dirvi di quel tempo, quel tempo interamente mio, per quanto non mi appartenesse, per quanto io fossi (invece) suo, totalmente suo.
Sono Nicola. Uno dei tanti Nicola di questa terra di Puglia. Perduto tra migliaia di Nicola. Tra gli altri Nicola. Ma io sono Nicola, l'altro. Ho quarantadue anni. Ne ho trascorsi diciassette nel miraggio del mondo attraverso la lente della polvere bianca: non vedevo altro: droga. Lei cercavo, lei volevo, lei corteggiavo, a lei portavo rose, bianche ovviamente, con lei facevo all'amore, di lei soffrivo. Della sua mancanza bruciavo. Della sua assenza morivo. Della sua presenza gioivo. Della polvere bianca mi nutrivo. Di lei vivevo. Prima di usarla già sapevo ch'esistesse: alcuni miei amici la frequentavano. L'ho cercata per curiosità. Come una bella puttana che molti si sono già fatta e ne hanno confidato le straordinarie gesta amatorie. Così, me la sono fatta anch'io. In quel periodo non è come si vede oggi, allora era mistero, era scoperta per pochi, era iniziazione d'un mondo vietato ai più, riservato a una cerchia di avventurieri in cerca di qualcosa di raro, di “stupefacente”, come archeologi alla ricerca del più recondito dei tesori della terra. Per questo ne ero affascinato.
Il mio primo “respiro” con lei è stato inebriante.
Ma sto facendo letteratura e non volevo.
Allora, vi dirò che ho iniziato sniffando ed è andata avanti così per tre o quattro mesi.
In questo lasso di tempo non sapevo né conoscevo l’astinenza, non sapevo dei sintomi che si accusano.
Poi ho cominciato a assumere l’eroina per via endovenosa.
Ho iniziato, come ho detto, per provare e ricordo bene la prima volta che l’ho fatto. Ero in compagnia dei miei due amici d’infanzia. Non sapevo dell’uso (concreto) che facevano dell’eroina, così quando sono andati in farmacia a comprare le siringhe decisi di farmene comprare una. Dopo aver consumato (ho fatto tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno) quella mia prima dose, ricordo perfettamente la traccia fisica rimasta su di me: il primo buco: non tanto quello che ho provato intanto che l’eroina entrava dentro di me, circolando nel mio corpo, sino al cervello, quanto il segno che quel buco mi ha lasciato: il desiderio di averla ancora con me, dentro di me.
Da lì in poi ho continuato a bucare il mio corpo finché, col passare dei giorni, l’astinenza mi ha stretto in un angolo e ho capito che non ne potevo fare a meno. Non potevo più farne a meno. Non potevo più stare senza di lei. Ché soltanto lei mi faceva stare bene fisicamente. Ho capito che ormai dipendevo dalla sostanza. Non ho mai pensato di smettere. A quel tempo, era l'inizio, non pensavo di smettere.
Da quel momento è iniziato il mio calvario.

Nicola A.

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