giovedì 19 aprile 2012

Mario Perrotta legge Vittorio Bodini

Bodini è icona, forse mai interamente indagata. Certo, gli ultimi anni - grazie a nuovi "affezionati" e al lavoro di cura e di divulgazione editoriale - hanno tolto quella patina da cartolina che lo titolava poeta dei “muretti a secco”; cantore di un Salento “beato” che lui, in vero, non ha mai cantato preso com'era dalle sue “dannazioni”, dal suo prendere continuamente le misure con l'origine, con le radici e con il patema di doverle ora accudire, ora recidere. Cose della vita, cose d'uomini, insomma; cose di un poeta che - e non so quanto serva ribadirlo - è da considerare Vero! Intero! Voce di “un qui” che è Meridiano e Mediterraneo nelle malìe, che cuciono meraviglie e desiderio di silenzio. Lui, vede e stravede e scorge nel diventare della natura il respiro del verso.
Non è facile comprendere, lo so, la poesia è materia strana... Non è facile... il dono non è dato a tutti, ma in vero, credo, a molti più di quelli che contiamo e, nell'“universalità della poesia” certo Bodini credeva, militante qual'era della scrittura... Lui scrive... oh quanto scrive, non le due tre poesie che a tromento lo portano a "simbolo". Adesso, oggi ce lo ritroviamo in teatro nella “testimonianza” di scena di un narratore-attore, che certo ce lo donerà “inedito”.
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Il penultimo appuntamento della rassegna Teatro a 99 centesimi è dedicato alla figura del poeta Vittorio Bodini e al ritorno a Lecce di Mario Perrotta attore e autore leccese di affermato talento. "Sono anni, dice Perrotta, che aspetto, da leccese a leccese, di mettermi davanti a Vittorio Bodini e provarci, provare a dirlo. Entrambi nati fuori casa (Bari lui, Brindisi io) e portati in fasce nella città di appartenenza, Lecce appunto. Un'appartenenza non di facciata, ma di sostanza, tanto risuona la nostra terra nei suoi scritti e nel mio teatro. Fino ad oggi l'ho sfiorato, preso com'ero dalla ricerca di un mio posto, di una mia ragione all'interno del teatro contemporaneo. Oggi quel posto l'ho trovato grazie, soprattutto, alle radici della mia terra che ho trascinato in scena per indagarle, per combattere con esse e ritrovarle: avevo bisogno di questo passaggio per scoprire me stesso. Adesso c'è più spazio e più tranquillità e allora è il momento: mi metto di fronte a Bodini e ci provo, provo a dirlo".

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