lunedì 30 aprile 2012

Ciò non serve

«Siamo nell'abisso?». «Forse sì!». Piccolo dialogo colto ieri, davanti al banco d'un salumiere, due anziani a scambiarsi occhi e parole. Oggi è il 1° maggio, Festa del Lavoro e anche quest'anno nonostante il “buio” intorno, la consuetudine torna. Già, la consuetudine. Sarebbe stato meglio un silenzio lungo, oggi! Un atto di lutto. Un pianto! Sarebbe stato meglio un “fuoco” a liberare o una lunga “pioggia” a lavare... Sarebbe stato meglio. Quanta paura intorno e la canzone frena ed è difficile spensierare, mirare oltre, anche alzare il bicchiere al brindisi viene male.
Sta nell'essere temerari il cambiamento. É l'abitudine a dominare e la rinuncia non muove l'animo, non cresce movimento. Eppure è proprio lì che il desiderio vuol far la prova. Nella rinuncia. Nel “no”. In un “no” radicale, che possa essere leva di un pensiero nuovo, che sappia dire ciò non serve!

Il pittore - architetto

Venerdì 4 maggio, alle 18.00, negli spazi dell’ex Convento dei Teatini, sala conferenze, al 1° piano, l’incontro dal titolo "L'arte brasiliana in terra d'Otranto" con letture del prof. Mario De Marco, docente emerito di Filosofia e Storia. l’ambito è quello di "L'amor per dono" personale del bio-architetto e pittore Gianfranco Margiotta.
L’artista che espone una raccolta dei suoi dipinti al 1972 a oggi. L'amore, l'energia del cosmo, è il tema propulsore di tutta l'arte di Margiotta, che, come come leggiamo da Viviana Amati, "fonde il sapere tecnico del suo mestiere di architetto alla conoscenza intima della geometria sacra e alla sensibilità del suo animo approda a formulare opere che sono intrinsecamente traduzioni pittoriche di verità già scritte".
L'arte di Margiotta, soprannominato "radionico", è un'esplosione di colori vivaci, simbologie storiche ed esoteriche, architetture e geometrie sacre, in una continua ricerca ed esplorazione dell'infinità del cosmo. Attraverso gli studi sulla radionica,  incentrata su rigorosi studi fisico-matematici, l'artista e architetto riesce a cogliere la "forma energetica" di luoghi, oggetti, persone. E a trasferirla nei suoi lavori, nei suoi dipinti e negli interventi di architettura che gli vengono commissionati da istituzioni pubbliche e da privati.
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Una pittura che interseca dentro campiture di colori sempre molto saturi segni e segnali che vanno e muovono l’attenzione dello spettatore oltre la pittura. Quasi scritture i quadri di Margiotta, “testi” da leggere dentro sospensioni concettuali avvezze all’abbandono, alla perdita, al “non” del significato.
Certezze “magiche” vengono e la clausura che il tempo impone s’apre e mischia sostanza alla sostanza, cultura alla cultura e rigenera l’interrogativo-motore del costruire. Ad ognuno il dono dello stupore, ad ognuno magnificare il segno di questo architetto-pittore e immaginare d’essere minuscola parte di un suo dipinto, nell’ordinato paesagio muoversi per fare il viaggio.

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Altro incontro martedì 8 maggio, con "Arte e sciamanesimo nelle culture etnologiche" letture di Padre Gianno Capaccioni, missionario comboniano. E ancora venerdì 18 maggio,  per "Cosmologia e cosmogonia: luce in terra, luce in cielo", letture di Juli Ferrari, dirigente della  delegazione centro italiano discipline astrologiche e martedì 5 giugno conferenze, 1° piano, "Colori e simboli nella terra ydruntina", letture del prof. Maurizio Nocera, professore di Antropolo

venerdì 27 aprile 2012

Noi, la droga, la strada

«In Italia siamo 59.464.644?», mi chiede Mario e poi la testa gli cala giù, pare addormentarsi. Lui è "fatto", è un tossico Mario, non lo vedevo da tempo al bar, sparito. «Era in comunità» sussurra  il barista a cui con un "cenno" chiedo. «Affidato dal carcere. E' fuori da due giorni ed eccolo lì, pieno d'eroina. E' tornata di moda!», m'informa desolato. Ieri l'altro ne ho sentito parlare anche in un monologo. Parlavano della nuova strada a Montesano e l'attore mischiava "umori" nel bozzetto recitato, uno chiedeva all'altro, nell'unica voce dell'attore: «A c'è serve 'sta strata?», «Cu riamu prima quannu manca a robba». Già, solo a quello, nei lunghi pomeriggi del "nulla fare" nel Capo di Leuca, che mi dicono pericolosamente alla mercè delle sostanze «Che pare, i più giovani, si scambino bustine al pari di giocatori Panini» così sottolinea l'attore-sociologo e gli credo! Mi rimane in testa l'interrogativo dell'esordio di Mario, prima che la palpebra calasse quel n° sul quanti siamo...

mercoledì 25 aprile 2012

S.s.275, son stupido...

Una volta lì, in prossimità del Capo, nei luoghi dell'anima salentina, ti rendi conto che no, non ha senso. Specie dopo aver percorso la Lecce - Maglie che avrebbe bisogno di cure e pensi: "Ecco ne fanno un'altra per poi  dimenticarla". Uno mi dice che "fuori stagione" sul colosso che vogliono costruire si e no transiteranno 20 macchine al giorno. Certo, quando sarà finita! La cosa che più sconvolge è che partiranno da Leuca a costruire. Leucasia avrà in dono un mastodontico rondò. Bha, mi sembra "stupido"! "Perchè non partire da nord scendendo, mettendo in sicurezza e lavorando per bene su ciò che già esiste?" "Questa sì che è una domanda stupida... Non sai come si fanno i denari e come si moltiplicano in corso d'opera?". Già, si parte, poi si finiscono i soldi con le Opere che rimangono “appese” e via con il tran tran del rifinanziamento... "Possibile?" Già, potrebbe essere così! Scusatemi, son stupido! Penso: Poveri questi politici, a dx e sx, presi con 'sta storia, saranno ricordati come i "devastatori"... ne sono certo!

martedì 24 aprile 2012

Ss 275, è futuro se salva il tasso

Mi hanno raccontato di un tasso, era in un pozzo, perduto al suo "predare", prigioniero. L'hanno trovato durante una delle passeggiate che il Comitato sos 275, ha organizzato nei mesi scorsi per attraversare ed "indagare" i luoghi della "possibile perdita".
Un pezzo di Salento ancora "fermo", ancora dentro un equilibrio che certo non sopravvivrebbe alla ferita d'una strada. E che strada!
Lo scopriamo continuamente il valore di questo territorio! A Lecce, basta scavare è tutto si ferma.
La storia, quella che noi vorremmo (e non sappiamo) “spacciare” per farci terra di arte e di cultura dorme, conservata e si presenta a noi, a monito, ogni volta che vorremmo fare salti in avanti senza calibrare la spinta e quel salto si trasforma in caduta, in sprofondo!
Tanto siamo maldestri nell'immaginare l'avanti, il futuro, il progresso.
Qualcuno, anni fa parlava di "Parco Salento". Quella parola "Parco" significa conservare, significa calibrare ogni cosa alla tutela, alla valorizzazione, all'accudimento di un patrimonio che sta sopra e sottoterra. Significa migliorare nella compatibilità e nella sostenibilità dell'intervento. Parole vuote se non sono seguite da esatte pratiche.
Quella strada, quelle strade, potrebbero certo diventare altre strade da quello che sono, se solo lo volessimo. Mettere in sicurezza lo sappaiamo fare senza bisogno di stravolgere con un autostrada un territorio che non di quello ha bisogno.
Il tasso dicevo... "dove c'è un pozzo se ti guardi intorno, trovi una scala" disse qualcuno, quella volta, e la scala c'era... Magia dell'equilibrio d'una relazione tra uomo e natura... e poi, quella, la scala, calata nel pozzo è servita a lui, per liberarsi e tornare alle sue divagazioni, al suo istinto, alla sua naturalità. A questo può servire una strada.
Quel comparto industriale che si voleva servire con le quattro corsie ha mostrato i segni di un cedimento, il suo predare è caduto nel pozzo della globalizzazione ed ora a noi spetta il compito di guardare alla qualità territoriale per pensare un'altra possibile "ricchezza": quella che conserva il tasso!

giovedì 19 aprile 2012

Mario Perrotta legge Vittorio Bodini

Bodini è icona, forse mai interamente indagata. Certo, gli ultimi anni - grazie a nuovi "affezionati" e al lavoro di cura e di divulgazione editoriale - hanno tolto quella patina da cartolina che lo titolava poeta dei “muretti a secco”; cantore di un Salento “beato” che lui, in vero, non ha mai cantato preso com'era dalle sue “dannazioni”, dal suo prendere continuamente le misure con l'origine, con le radici e con il patema di doverle ora accudire, ora recidere. Cose della vita, cose d'uomini, insomma; cose di un poeta che - e non so quanto serva ribadirlo - è da considerare Vero! Intero! Voce di “un qui” che è Meridiano e Mediterraneo nelle malìe, che cuciono meraviglie e desiderio di silenzio. Lui, vede e stravede e scorge nel diventare della natura il respiro del verso.
Non è facile comprendere, lo so, la poesia è materia strana... Non è facile... il dono non è dato a tutti, ma in vero, credo, a molti più di quelli che contiamo e, nell'“universalità della poesia” certo Bodini credeva, militante qual'era della scrittura... Lui scrive... oh quanto scrive, non le due tre poesie che a tromento lo portano a "simbolo". Adesso, oggi ce lo ritroviamo in teatro nella “testimonianza” di scena di un narratore-attore, che certo ce lo donerà “inedito”.
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Il penultimo appuntamento della rassegna Teatro a 99 centesimi è dedicato alla figura del poeta Vittorio Bodini e al ritorno a Lecce di Mario Perrotta attore e autore leccese di affermato talento. "Sono anni, dice Perrotta, che aspetto, da leccese a leccese, di mettermi davanti a Vittorio Bodini e provarci, provare a dirlo. Entrambi nati fuori casa (Bari lui, Brindisi io) e portati in fasce nella città di appartenenza, Lecce appunto. Un'appartenenza non di facciata, ma di sostanza, tanto risuona la nostra terra nei suoi scritti e nel mio teatro. Fino ad oggi l'ho sfiorato, preso com'ero dalla ricerca di un mio posto, di una mia ragione all'interno del teatro contemporaneo. Oggi quel posto l'ho trovato grazie, soprattutto, alle radici della mia terra che ho trascinato in scena per indagarle, per combattere con esse e ritrovarle: avevo bisogno di questo passaggio per scoprire me stesso. Adesso c'è più spazio e più tranquillità e allora è il momento: mi metto di fronte a Bodini e ci provo, provo a dirlo".

giovedì 12 aprile 2012

Politica e vanità

«Come lo immagini un buon politico?». La domanda mi viene rivolta secca, frontale. Lui è giovane e va al sodo. Rispondo: «Lo immagino come una “ricevente” mossa all'accogliere capace di elaborare il pensiero, le necessità, i desideri degli altri, per mutarli in atti, in possibilità!». Non credete che debba essere così, semplicemente questo? Un non “corpo” che agisce nella lateralità del servizio. Nell’estremo laico ed etico dell’essere “artista della comunità”. Ahimè, così non è! Ce ne accorgiamo sbirciando nella cronaca politica di tutti i giorni. La vanità abita negli animi che fanno la politica ed è veramente difficile trovare, tra i politici, persone che agiscono nella prerogativa dell' “umiltà” che è materia del corpo che non c’è... che non vuol esserci col suo ingombro. La componente narcisistica e istrionica - che è motore dello spettacolo - è da tempo debordata con le sue patologie facendo il dettato alla politica. L’apparire è il verbo, il comando! Il resto, non conta!

martedì 10 aprile 2012

Dove sapere le cose

Ci sono, nei mestieri, particolari attitudini che si palesano nel fare delle mani e nella vigilanza del pensiero. L'attenzione, la capacità di ascolto, l'accogliere, il far sentire l'altro a suo agio, pronto all'abbandono di quei freni che regolano controllo e discrezione son le doti. Alcuni "ruoli" si son persi con l'amplificarsi dei poteri e così, il farmacista non è più quello di una volta, come anche il medico... ma alcune "socialità" legate ai mestieri resistono, quasi inossidabili alle insidie del tempo. Barbieri e banconisti mantengono la loro specializzazione e anzi occhi e orecchie s'affinanosempre più... Il barbiere, ha natura da "psicologo" la poltrona è quasi paragonabile al "lettino" dello scava-anima e lui, tra un'insaponata, una rasoiata e una sforbiciata accoglie confidenze e dispensa consigli. L'altro, il banconista, è più un sociologo e fa dell'osservazione il suo strumento d'indagine. Morale: per sapere le cose basta frequentare i luoghi giusti e il gioco è fatto!

venerdì 6 aprile 2012

Elettorale

Ma davvero "uno-una" crede che mettendoci la faccia "uno-una", "lo-la" vota? Forse sì! Il problema è dopo. Quando la faccia smette il sorriso d’ordinanza sul manifesto e scompare nelle stanze dei Palazzi e l’abito da strada diventa quello dell’ufficialità istituzionale e... il “porta a porta”, le passeggiate nei mercati... si fanno il ricordo di una faticata consumata a salire e scendere scale, da casa a party, da inaugurazione a conferenza stampa etc... etc... etc... sappiamo le complicanze delle campagne elettorali, con l’"addobbo" di notti insonni per il mald’animo e le preoccupazioni degli sgambetti in corso d’opera. Ecco "uno-una" non vota per la faccia o per il sorriso, vota invece per la speranza d’essere poi, accolto nelle segrete stanze, d’aver udienza e magari anche farsi contento per un progetto approvato, per un lavoro trovato, per la buona parola spesa etc... etc... etc... o solo per una pacca sulla schiena! Questo è, o almeno questo credo sia!

giovedì 5 aprile 2012

Al riparo dal tic tac

Corre... chissà com'è che il Tempo non basta più: s'è fatto breve. Sarà che col crescere si sente di più la monotonia, la routine che costringe a giorni scanditi dalle medesime cose: i doveri, le incombenze e qualche volta anche l'esercizio dei diritti, chè tutto si strugge nel fare e rifare. Chissà... Ieri m'è capitato di vivere un vuoto enorme, mai sperimentato prima. Non mi spiegavo quel "12" nello scrivere la data. Mentre lo facevo mi son chiesto cosa significasse "12" e mi si è prospettato come un piccolo baratro di senso. Un vuoto. Ho sentito che era troppo, quel dodici, sperando inconsciamente di poter portare indietro il calendario con un battito di ciglia e di tasti. Uno straniamento che forse appartiene a chi, nel desiderio della vita, accoglie il tempo e lo accompagna senza conflitto. Prima o poi però non basta e allora quel tempo vorresti governarlo, sottrarti al dettato e guardare, soltanto stare, al riparo dal tic... tac...

mercoledì 4 aprile 2012

Bellecosebevilacqua

Se scavi trovi, è così, capita. Quando ero ragazzo facevo il garzone di bar e capitava, quasi ogni giono, di portar rustici e gelati nella casa di un famoso dottore. Era ogni volta magico! Sbirciare, e con gli occhi andar oltre la soglia. Di là dalla porta c'era una fila di vetrinette e dentro in bell'ordine, meglio che in un museo, una collezione di reperti archeologici provenienti da chissà dove... Lo invidiavo e anch'io mi misi a scavare, ma invano, certo sbagliavo luogo! Ieri, arriva una mail dal caro "BellecoseBevilacqua": "Eccezionale ritrovamento di una cripta presumibilmente protocristiana sul tracciato di ampliamento della ss 16!". Ecco, quelli han trovato il posto giusto, chissà quante ne verrano fuori... E così, "Cari amici non solo gli ulivi ammazzeranno con l'ampiamento della ss16, ma "Il sibilo lungo di una cultura millenaria". Facciamo in modo che non venga compiuto il delitto”. Vediamo di far meglio!