lunedì 25 marzo 2013

Il Verri dei Fabbricanti di Armonie e di Simone Franco

“Fatevi poi dare un teatro, un qualcosa, raccontateci le cose più idiote, svestitevi, ubricatevi, pisciate all’angolo del locale...”. Così Antonio L. Verri nel manifesto poetico-politico del “Fate fogli di poesia poeti”. Quel desiderato teatro se lo prese, nel 1992, per ambientarci il suo grosso libro da amanuense: il Declaro. "Ballyhoo-ballyhoo" andava gridando. La “scatola” capace delle voci, tutte quelle che aveva cercato e trovato nei suoi lunghi anni di militanza, stavano tutte insieme - in fogli ripetuti 300 volte - nel grande foyer di via Candido, a Lecce, dove abitava e ancora abita Astràgali.
Adesso il Teatro s’è preso Lui: s’è preso Antonio Verri e le sue parole tonde.
Le sue inquietudini, il suo fiabare-poetando, il suo incanto. Le sue dannazioni si son fatte spettacolo, ad opera di Multidisciplinary Art, che per la rassegna Teatro a 99 Centesimi al Teatro Paisiello, domenica 24 marzo, ha portato in scena “Fabricanti di Armonie” con l’attore e regista Simone Franco accompagnato dai musicisti Admir Shkurtaj, Pino Basile e Pierpaolo Leo: un passo sonoro che ricorda l’amato John Cage a contenere il “versificare”, aperto dalla lettura di una lettera alla madre, portata dalla voce di Carla Guido.
E della madre, abbiamo sentito, dei misteri dello scrivere e della voce da portare nitida. Abbiamo saputo di Stefan, di Gienek e di Galateo. La parola s’è fatta canto, non ha tradito e ha osato scardinando il timore dell’oblio e, s’è un padre poetico c’è stato, adesso Bodini ha un figlio, se figli ci possono essere in “poesia”.
La “munda” di Simone Franco, ha attraversato una fortuna letteraria che rimane ancora in gran parte inesplorata, poco letta anche perchè poco editata...
Un piano metaforico frontale nel suo significare - quello di Antonio L. Verri - sfrontato e lesto nel menare il colpo, dove il  “...criare era criare” e l’urgenza della parola osava la voce. Masticando senso... oh! quanto a lungo, nel suo dettare il rigo, nel compilare la pagina. Era già teatro quella pagina. Romanzo-mondo, denso, magmatico, sempre generante perchè sempre  generato dallo stupore e speranzoso nei suoi esiti. Di questa pasta era (è) Antonio Leonardo Verri, come di mandorla. Amaro e dolce insieme nel giusto tenere le “partenze, le battaglie, l’indocile poeta, il grosso impaccio, il buffo del cuore, i sassi e il mare...”, quanta materia per cucire la scena. Quanto respiro.
L’applauso è venuto, copioso a premiare!
Giusto così. Giusto così!
“Son qui per i 99 centesimi, o son qui per Verri” chiede all’uscita l’emozionato  scudiero-fotografo del Poeta di Caprarica.
“Son qui per Verri”, ho risposto sicuro. “Il nostro amico s’è conquistato il pubblico. Avrà un suo pubblico.  Bisogna insistere come sinora s’è insistito”. Lui è lì, tra le strade di Guisness, e aspetta. Aspetta e poi “protegge”, quando accade protegge... Lo sapete no?, è un angelo!

sabato 2 marzo 2013

Cartoline - Lecce beddrhu che?

Sembrano storditi! Ad una settimana dall'esito elettorale, la "classe politica" italiana, sembra ancora non essere capace di riprendersi dalla batosta che i cittadini, le persone (che non sono più la gente), le ha sonoramente attribuito. Se non fosse che Beppe Grillo pare anche lui un suonato, si protrebbe sostenere che la rivoluzione è in atto. Il cambiamento - che molto spesso non ha mira  se non quella che si forma nella pratica quotidiana del costruire - sembra aver preso il passo: ma non c'è guida, non c'è comandante e nemmeno un medico capace di porre rimedio: la questione psichiatrica - com’è d’uso in Italia - regna sovrana! Alcuni invocano formule che non son capaci poi di sostenere nella realtà... Beato il nostro sindaco che si presta al set e beata Simona Manca che un pò l'invidia.  Beddhru Lecce Style gli ha incantati per la possibilità di promozione del territorio che offre. Sarà, io non capisco, e certo non rido!