“Il
teatro è teatro quando nell'atto interroga la natura stessa del suo essere
teatro e la vita, nel filtro della scena, decanta il senso, lo chiarifica, lo
rende segno e significazione” un pensiero elaborato al cospetto della scena, interrogandomi
sulla “visione”, sorpreso ed entusiasta di quanto accade: c’è teatro, ci
sono Compagnie e ci sono attori, molti e bravi, una nuova leva abita i
palcoscenici della città e del Salento.
Teatri abitati da energie che non risparmiano fatica. Lavoro
indomito quello del e per il teatro, necessaria l’umiltà per meglio calibrare
il dono che l’agire chiama utile alla cucitura della relazione, dello scambio
emozionale che muove dal palcoscenico
verso l’altro, seduto in platea e viceversa in una virtuosa e generativa
circolarità. La giovane drammaturgia è un modo per capire cosa accade nel
presente e al presente. Lo sguardo sul reale, frontale, diretto dei “giovani” -
senza le mediazioni e le presunzioni dell’esperienza, dell’età - nutre la scena,
scardinando consuetudini stilistiche e i manierismi della ricerca.
Penso a Antonio Palumbo e Manuela Mastria, al loro “Hana-do Teatro” e alla messa in
scena – nel settembre scorso, in un capannone in disuso della Cooperativa Nuova
Contadina di Andrano – di "Waiting for Job - resistere è amare", un
atto liberato dalla “narrazione”, colmo di poesia, dove il verso è declinato
con l'intero del corpo e l'agire teatro riconquista il suo indeterminato
per farsi pura visione, abbandono nella contemplazione dell’accadere.
Penso
alla freschezza della “Cuspide malva” gruppo tutto al femminile – Iula
Marzulli, Manuela Mastria, Francesca Greco, Adriana Polo - che reinventa il
teatro canzone proponendo andature poetiche per raccontare l’amore, il cibo, il
cinema e per “condividere con il pubblico l’importanza della parola e del
suono”.
Penso al denso minimalismo di Alessandra Crocco e Alessandro
Miele – autori/attori di un percorso di sezionamento drammaturgico de “I
Demoni” dostoevskiani, prima con un trittico di assoli, studi ambientati
in luoghi non teatrali, sfociati nel gennaio scorso in “Fine di un romanzo” dove
i due erano accompagnati in scena da Giovanni De Monte, Rita Felicetti e Maria Rosaria
Ponzetta.
Penso all’infaticabile
Riccardo Lanzarone attore palermitano “naturalizzato” pugliese visto in scena
ai Cantieri Teatrali Koreja in scena con il trombettista e sound designer
Giorgio Distante in “Codice nero”, un atto teatrale rivelatosi di rara
intensità. Il corpo - i corpi dai quali l’attore entra ed esce sapientemente
calibrando posture e voce – per un viaggio “romantico”, a ritroso nella sua
storia personale e nel sistema sanitario nazionale.
Penso alla
reinvenzione del teatro espressionista che Principio Attivo rende militanza sul
palcoscenico e per strada. Alle variazioni shakespeariane della Factory. Penso
ai “funamboliche” mise-en-scène di Aldo Augieri che
recentemente ha proposto al Teatro Paisiello “Scandalo negli abissi”
ispirandosi ad un fiaba di Celine.
E penso alle
magnifiche prove teatrali che Paola Leone agisce con “Io ci provo” dentro e
fuori il carcere di Borgo San Nicola. Scena dove l’essere attore coniuga
l’atto con la più profonda necessità espressiva, quella che segreta abita ogni
individuo quando indaga la propria “ferita”.
Ecco quello
dell’autorialità è il perno su cui si incardina questo fare teatro. Una visione
dell’attore che smargina i ruoli, smuove la regia e la porta ad essere attiva
sul palcoscenico. L’attore-autore è l’artefice, in una visione solidale della
costruzione scenica dove spesso il “congegno” dello spettacolo è mosso e
sedimentato da due, tre sensibilità co-agenti nel pensare e nello stare: l’attore-autore
muove la sua complessità ideativa da protagonista, attraverso la scrittura e
l’interpretazione affidandosi agli altri attori – autori nella costruzione della
coralità. L’esperienza di assolo sedimentata in questi anni da Fabrizio
Saccomanno, Ippolito Chiarello, Fabrizio Pugliese, Angela De Gaetano trova
“compagni” sulle tavole del palcoscenico, alla pari, un “ambiente” finalmente,
quello del teatro salentino, dove le energia si scambiano, fluiscono, al di là
dell’appartenenza, in libertà, per provarsi nell’arte.
MAuro Marino per la rubrica Affreschi&Rinfreschi CoolClub.it Aprile 2016
SalentoPoesia. SalentoTetaro. Salento per CantieriSempreAperti. Un SalentoImmagine voluto "creato" a somiglianza di Arte. Tutti Attributi di appartenenza di e con radicata convizione. Marino ne rivendica e ne annusa persino la Libertà, l'atto assoluto per una creazione e per nuova leva di attori, protagonisti del "filtro" in nuovo alito, genesi per l'energia vitale.
RispondiEliminaIl richiamo è l'allerta: La forza espressa non dovrà essere per un nuovo provincialismo, è scommessa per chi ci crede.