Domenica 11 dicembre,
alle 11.00, la Delegazione di Lecce del FAI augurerà buone feste agli iscritti
con la visita nelle “segrete stanze” del Castello Carlo V° del “Presepe Gotico”
di Michele Massari e del presepe in ferro di Nino Della Notte.
La copertina del libro |
C’è stato un tempo in
cui il presepe era pensiero degli artisti, non che oggi non se ne trovino dediti
a quest’antica arte - proprio in questi giorni s’inaugura al MuBa di Martina
Franca il “Presepe d’Innesti” di Giuseppe Zilli - ma oggi, la gran parte degli
artisti, specie quelli “titolati”, son presi da altre incombenze.
Il tempo a cui mi
riferisco è l’immediato dopoguerra; all’epoca, Michele Massari, Lino Paolo
Suppressa, Vittorio Pagano, Antonio D’Andrea, si misero intorno ad un tavolo
per progettare il rilancio della plurisecolare Fiera di Santa Lucia, la tradizionale
fiera del presepe leccese.
Scrive la storica
dell’arte Ilderosa Laudisa in “Nascere nella tempesta” saggio critico che apre un
pamphlet, a cura di Francesco
Porpora, dedicato al “Presepe Gotico” di Michele Massari con all’interno uno
straordinario repertorio fotografico realizzato da Antonio Fari e il racconto
“sentimentale” di Antonio Massari: “Massari frequenta un gruppo di artisti, che
alle devastazioni della guerra ed alla mancanza di libertà espressiva vuole
rispondere con l’impegno per un nuovo progetto di società e cultura.
All’esigenza di libertà, riallacciando il dialogo con la cultura europea, si
affianca anche il programma di riattivare la ricerca nel settore delle
tradizioni locali. Quella presepistica rientra nei programmi non solo per gli
aspetti linguistici (sia artistici che artigianali), ma anche per gli impliciti
risvolti economici. L’interesse del mercato verso il presepe salentino durante
la guerra aveva risentito di una flessione, si avverte perciò l’urgenza di
riaccenderne l’attenzione curando nuovi criteri espositivi oltre che stanziando
somme per incentivi premianti l’impegno qualitativo”.
Il presepe è una
novella, l’annuncio della nascita di una vita. Il “Presepo Gotico” di Massari
non è lieto. “Osservandolo – scrive Ilderosa Laudisa – ci si avvede che il tema
non è quello classico della Natività. La stalla è defilata, l’evento è già
avvenuto da tempo. (…) Il vero protagonista di questo singolare presepe è il
grande Corteo dei Re Magi, che rumoroso irrompe nel piccolo villaggio, portando
con sé il vento gelido del lungo viaggio notturno. (…) L’artista blocca
l’azione, sospendendo tutto in una sorta di atemporalità. Potrà avvenire il
riconoscimento o l’adorazione? Non è dato saperlo. Non può e non vuole darci
una rassicurante risposta. Da ateo, che aveva letto in giovinezza molta
letteratura a sostegno del suo ateismo, ma che legge anche la Bibbia, Massari,
nel suo presepe, lascia aperto il campo alle domande sul destino dell’umanità”.
Al “Presepe Gotico” il
maestro - il mago lo appellavano Suppressa e Mario Palumbo per le sue doti e il
suo innato eclettismo - si dedicò fra il 1945 ed il 1946 aiutato dai figli-discepoli
Antonio e Anna Maria che a quel desco presero confidenza con i colori e con il
rigoroso dettato dell’arte. “Da settembre (1945) e fino a Natale, la sera dopo
cena – scrive Antonio Massari - papà lavorava alle “casette” in compensato e ai
pastori in terracotta dipinta ad olio trasparente che spesso, con le sue
ustioni e variazioni e a volte piccole fusioni vetrose, era tanto bella che
bastava la semplice vernice. (…) Il presepe che io ricordo si accendeva tutto
insieme, in modo innaturale, con una serie di piccole lampadine (…). Le
stanze si sarebbero dovute invece
illuminare disparatamente nell’arco di circa mezz’ora, come accade al tramonto
in un villaggio”.
La misura artigiana
della creazione nello spazio di un presepe si confronta con il paesaggio e con
lo spazio civico, l’intorno naturale con le relazioni che in esso “abitano” e
con l’immaginario.
Nel suo “Presepe Gotico”
(non l’unico realizzato dal maestro) Massari si ritrae, cavaliere con i sodali
Suppressa e D’Andrea; poi c’è Luigi Jannello, personaggio della Lecce del
dopoguerra, soprannominato “Jundula”, un briccone generoso di storie e di
risate e c’erano Stanlio e Olio…
Tante le storie che
Ilderosa Laudisa racconta nel suo saggio e le riflessioni che muove su un mondo
per noi ormai remoto, ma ciò che più conta è la proposta che chiude il suo
saggio: il Presepe Gotico – da tempo nella custodia dell’Amministrazione
Comunale – ha bisogno di nuova evidenza, di un allestimento che ridoni grazia
all’opera. Un concorso rivolto ai giovani potrebbe ricostruire ciò che si è
perduto dell’originaria scenografia e chissà la Chiesa di Sant’Irene di
proprietà comunale potrebbe essere la nuova casa per una esposizione
permanente. Chissà, chissà… speriamo!
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