Il “Cherubino con la sigaretta”
mi accoglie, pare un antico grifone,le zampe poggiate su una striscia d’asfalto
dov’è possibile il sorpasso, le ali spiegate sono bucate,potrà mai volare verso
la mezzaluna che domina in alto? L’amore pesa, buca, lascia a terra e il
sorpasso forse non è più necessario se confidiamo nell’altro, nell’amore.
Quante cose possiamo leggere in
un dipinto quando è la poesia a dettare le regole del creativo.
“C’è la sigaretta perché io
fumo!”, mi confida Jonatan Politi. Un “io”, il suo, teso nel confronto, nella
sospensione contemplativa, nell’agire; un “io”inquieto, denso di necessità, di
desiderio, sempre in cerca. Una continua lotta! Un corpo a corpo mi appare al
cospetto delle sue opere, con tutte le impellenze del sé e della realtà
intorno, i limiti della tela a contenerle. La pittura è pratica meditativa, questo
la rende unica e resistente nel Tempo, lingua della pura invenzione, sintesi di
visioni che abitano, ingombrano, a volte, chi le “immagina”.
“Nel mio dipingere c’è ciò che
vivo e ciò che guardo” continua Jonatan;e nelle sue tele scorgi il tossico
piegato dalla vita, il gatto e la volpe metafora dell’amicizia e del
tradimento, il nonno, l’uomo-boiler…
C’è poi il lavoro, penso io, gli espedienti
tecnici, le strategie di pratica che decantano il “senso”, lo scrivono
lasciandolo sospeso nelle e tra le figure. Un popolo fatto di uomini e di
animali abita le superfici di Politi.
La geometria la prima alleata, il
disegno tecnico prepara lo spazio, i diversi equilibri nella campitura. Il
colore è il premio al pensiero:
strato dopo strato, uniforme, senza ombre. “Figure mistiche” così lui le
definisce, animate da prese elettriche che entrano ed escono dai corpi e da serpenti
che appaiono stupiti a volte, minacciosi altre, come pensieri, come parole.
L’occhio è l’altro elemento, sempre presente, aperto e vigile, pare staccarsi
dal dipinto, fa richiamo, sollecita lo sguardo. Occhio verso occhio, intesa sul
destino, occhio aperto verso l’animo, intenso, interiore, misterioso e
manifesto nello stesso istante.
Darsi al meglio è l’imperativo di ogni artista, almeno dovrebbe
esserlo. Jonatan pare tutt’uno con questo pensiero-preoccupazione. Agisce in
generosità e dà colore dove la disperazione pare sia dominio.
Surrealtà significative vengono agli occhi, le interroghi e ti interrogano, le
ami, dense del loro simbolico.
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