martedì 13 dicembre 2011

Noi siamo il cibo

La gastonomia è la sponda, l'unica possibile alla consolazione. Si finisce sempre lì, a parlare di cucina, al riparo, nel conforto del cibo! Anche il letterario trova sublimazione quando la penna scrive del gusto e l'inchiostro è quello di intingoli che mischiano i doni della natura.

Quanto s'è costruito intorno alla cucina in questi anni, nuove "filosofie" hanno trovato e trovano accudimento in pentole di coccio, mescolate con cucchiai di legno su un fuoco lento, quanto più lento possibile come un sano masticare, come il perdersi nei sapori, quasi che quello sia l'atto determinante di un nuovo concepire la vita. Ma ahimè non sempre e così e se è così è cosa di pochi, d'una elite che con la "bazza" del gusto fa denari.

Stamane, Lei ha pianto, per Lei il cibo è un aberazione, una violenza. Era ferma davanti ad una fetta biscottata che, i suoi trenta chili, rifiutavano con un'energia inaspettata. L'educazione alimentare, la ritrovata passione per gli orti a "Km 0" dovrebbe insieme perseguire lo scopo di un'altro approccio alla vita senza dimenticarsi di Lei. Il suo: un altro approccio alla "vita": esserci e dimenticare, mettendosi a lato, incapace di dirsi, di raccontare un "no" che nel cibo trova il suo "oggetto". Distraggo i pensieri, scendo giù, io per non pensare mangio!

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